“Il mesotelioma (e altre patologie importanti), non viene considerato come una malattia legata al lavoro, è un paradosso; noi lavoriamo con il fuoco, e di amianto ce n’è ovunque”; a lanciare il sasso è Costantino Saporito, che oltre ad essere un sindacalista, vive sulla sua pelle le parole che pronuncia, le sceglie bene, le soppesa, essendo un vigile del fuoco operativo “Noi operiamo a Marcianise (terra dei fuochi) come a Monfalcone, a Monferrato, e non solo; eppure non abbiamo mai parlato di asbesto correlato pur essendo in prima linea e senza nessun tipo di protezione durante i terremoti”.
Le parole escono dure, sincopate, l’impeto è mosso dalle troppe storie nere, quelle di colleghi a cui non è andata bene, e che per fare il proprio dovere non si sono mai tirati indietro, “Abbiamo bisogno di cominciare a trattare questo argomento con serietà; che senso ha ripetere che ai sensi dell’art 19 della 183/2010 noi siamo una categoria speciale se poi questo non si traduce in nulla.”
Nessuna copertura Inail per i pompieri
La situazione è complessa e, spesso, è resa fumosa da una mole di circolari e “chiarimenti” dal contenuto contrastante, così, il confine normativo risulta sbiadito e districarsi è complicato tant’è che Bonaventura Ferri, responsabile nazionale del settore studi normativi della Uil dei Vigili del Fuoco, ci racconta che “A Cosenza come nel resto d’Italia, i Vigili del Fuoco del Corpo nazionale vivono una situazione particolare, per legge non hanno la copertura Inail, e inserirli tra gli altri lavoratori, con i normali parametri potrebbe essere un danno”
La struttura nazionale Uil Vigili del Fuoco è costantemente impegnata su questi temi, Alessandro Lupo in testa, e cosi Bonaventura ribadisce che “In tutta Italia i pompieri non hanno l’Inail e per inserirli si dovrebbero prevedere dei parametri appositi, in modo da alzare l’asticella, per dare la giusta tutela a dei lavoratori così particolari ed esposti a patologie che emergono a distanza di decenni dalle cause stesse.” Insomma non è cosi semplice, e affacciarsi all’Inail, potrebbe non essere una soluzione tout court. Saporito infatti spiega: “Il parametro Inail e quindi la sua gabbia assicurativa ci darebbe un cambio di mentalità, quantomeno, e un modello su come affrontare l’evoluzione stessa delle malattie professionali nel corpo dei vigili.”
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L’equo indennizzo? Sparisce…
La normativa è ballerina, facciamo un esempio: qualora un vigile del fuoco dovesse essere soggetto ad un infortunio in servizio dovrebbe presentare entro 6 mesi una istanza di “equo indennizzo” al Dipartimento (ovvero al ministero dell’Interno), ma non è detto, perché nello stesso paragrafo (art. 2 e 3 DPR 29.10.2001, n. 461) si dice pure che dovrebbe essere il Dipartimento ad “avviare d’ufficio” le pratiche d’indennizzo. Una spirale di rimpalli, in cui non si capisce chi ha la responsabilità di far partire le pratiche: il datore o il lavoratore?
Alla fine chi deve fare richiesta di equo indennizzo, dopo l’infortunio?
In questo confine non troppo chiaro si annida il dubbio. Tant’è che Paolo (nome di fantasia), vigile del fuoco di stanza a l’Aquila, s’è infortunato durante gli interventi di soccorso. Lui, fiducioso, non s’è fatto i calcoli dei tempi e ha sforato i 6 mesi. Conclusione? La richiesta non era partita d’ufficio, e l’equo indennizzo nemmeno…
Ti infortuni sul lavoro? Rischi il taglio di stipendio
Anche Bonaventura Ferri della Uil, è in forze nel corpo, è un capo-squadra dei vigili. Anche lui conosce i sacrifici suoi e dei colleghi, e ci tieni a precisare che “Nel corpo viene creata troppa confusione e nella confusione l’amministrazione, invece di tutelare i pompieri nei casi di infortuni e malattie riconosciute dipendenti da causa di servizio, quindi assimilabili in tutto e per tutto agli infortuni sul lavoro, (come ampiamente disciplinato dal Contratto nazionale di Lavoro), somma questi periodi di assenza ai periodi per normale malattia. Questo cumulo, si traduce in pesanti e ingiuste trattenute sullo stipendio che chi rischia la vita per i cittadini si vede, così, trattenere ingiustamente dagli uffici del ministero.”
Bonaventura ha una squadra da guidare, non sapendo mai cosa si troverà davanti, tenta di tutelare sempre i suoi, come un padre di famiglia. Si fa scuro in volto quando ci racconta che nel Comando di Cosenza hanno avuto un lavoratore al quale sono state fatte trattenute per circa 5000 euro che, con uno stipendio mensile di circa 1.400 euro, per permettere di sopravvivere, per fortuna, è stato possibile dilazionare in diversi anni; “E’ una situazione ingiusta che stiamo combattendo e intendiamo risolvere. Insomma invece di essere tutelati come dovuto ai pompieri che si ammalano a causa delle condizioni di lavoro viene anche tagliato lo stipendio”