Una campagna pubblicitaria con tanto di testimonial d’eccezione come lo chef stellato Antonino Cannavacciuolo per valorizzare l’ “Extravergine. La sua ricchezza. La nostra fortuna” promossa dal Mipaaf, il ministero delle Politiche agricole. Ma anche degustazioni per “aumentare la cultura” dell’olio nei consumatori e un concorso ad hoc rivolto a consumatori e ristoratori per “premiare la migliore ricetta sull’olio e la migliore carta degli extravergini”.
Ma quanto è costata l’intera campagna? E che effetti ha avuto sulle vendite dell’extravergine italiano? Decisamente scarsi almeno a giudicare la dura presa di posizione dell’Unasco, associazione di categoria degli olivicoltori italiani che con il suo presidente, Luigi Canino punta il dito: “La pubblicità è l’anima del commercio e se non ha ricadute sul mercato, significa che non funziona e che bisogna cambiare qualcosa. Abbiamo i magazzini pieni di olio di altissima qualità, consumatori esigenti e una domanda che non incontra l’offerta. Dobbiamo uscire da questo paradosso e per questo faremo l’accesso civico agli atti”.
Unasco annuncia quindi “azioni, anche in affiancamento alle associazione consumeriste, per far luce sulle iniziative comunicative e pubblicitarie attivate in autonomia dal Mipaaf senza aver preventivamente ascoltato le organizzazioni di produttori per definire messaggi, target e modalità di misurazione dell’efficacia delle campagne stesse”.
“Vogliamo capire – prosegue in una nota Canino – quali fossero le finalità comunicative, e se vi possano essere opacità o potenziali irregolarità, atteso che, malgrado gli investimenti di risorse pubbliche, il mercato interno dell’olio extravergine di oliva italiano è ancora in fortissima sofferenza”.