Il panel test continuerà ad essere utilizzato come metodo di classificazione dell’olio extravergine. Il Comitato consultivo del Consiglio Oleicolo Internazionale (Coi) ha infatti accolto la posizione dell’Italia a tutela del panel test, l’analisi organolettica degli oli, e, di conseguenza, della qualità dell’extravergine.
Nei mesi scorsi, infatti, forte era stata la pressione di alcuni paesi europei per eliminare il panel test come metodo di classificazione.
Cno, Unasco, Unapol, Unaprol, Federolio, Assitol, Coldiretti, Cia, Confagricoltura, Lega delle Cooperative, e associazioni dei consumatori hanno ribadito come “il mantenimento della valutazione organolettica come metodo per caratterizzare e classificare l’olio vergine di oliva, rappresenta oggigiorno una assoluta necessità da salvaguardare, per mantenere la posizione privilegiata che il settore si è conquistato rispetto ai prodotti sostituivi, per assicurare la vitalità nel lungo periodo e per cogliere le opportunità offerte dalla positiva evoluzione del mercato”.
“La verifica delle caratteristiche organolettiche degli oli vergini effettuate da panel di assaggiatori riconosciuti, deve tuttavia essere considerata come un modello di tipo dinamico che può essere oggetto di adeguamenti tali da perfezionarne sempre di più i risultati”, si legge nel documento unitario presentato dalle sigle.
Tre, in particolare, le proposte di intervento: accostare al panel test le metodologie strumentali disponibili in grado di individuare i composti minoritari responsabili dei pregi e difetti degli oli di oliva vergini, in modo da disporre di un preventivo ed ulteriore strumento di garanzia per gli operatori economici interessati e per supportare i risultati dei gruppi di assaggiatori; standardizzare il metodo dell’analisi sensoriale, agendo in particolare sul miglioramento continuo delle prestazioni dei gruppi di assaggiatori anche mediante la definizione e validazione di standard di riferimento sintetici per ogni difetto sensoriale codificato, sulla loro armonizzazione, sui sistemi di valutazione e sulla selezione e addestramento degli addetti; analizzare continuamente gli eventuali aspetti critici legati allo strumento della valutazione organolettica, come può essere, ad esempio, l’impatto dovuto agli errati sistemi di conservazione del prodotto, ricercando e proponendo soluzioni in grado di superare gli ostacoli incontrati.
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