Un nuovo studio pubblicato su Birth Defects Research realizzato dai ricercatori della Emory’s Rollins School of Public Health, in Georgia conferma l’importanza dell’assunzione dell’acido folico in gravidanza. Secondo i ricercatori potrebbe evitare il 70% delle malformazioni neonatali. Anche per questo la Società italiana di neonatologia ha rilanciato l’appello a farne uso, visto che in Italia è ancora poco diffuso.
Il confronto
Nello specifico, lo studio ha analizzato i difetti dei neonati in 71 paesi del mondo, inclusa l’Italia, in cui non vengono utilizzate farine di frumento fortificate con acido folico, e li ha confrontati con altri 81 stati queste sono utilizzate dalle donne incinte. Secondo i ricercatori, con l’assunzione di acido folico si potrebbero evitare ogni anno 57mila casi di malformazione neonatale. Secondo il presidente della Sin, Mauro Stronati: “Oggi la prevenzione migliore e più efficace della spina bifida e degli altri gravi difetti del tubo neurale risulta essere la fortificazione con acido folico di alcuni alimenti di largo consumo come le farine o alcuni prodotti da forno. Solo il 30% delle donne, infatti, attua la profilassi volontaria con acido folico, raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità nel periodo pre-concezionale, che non si è comunque dimostrata sufficiente a ridurre l’incidenza di queste patologie. Con l’introduzione di alimenti fortificati, invece, come avvenuto in altri Paesi del mondo, si potrebbero prevenire fino al 70% delle malformazioni”. La malformazione della spina bifida colpisce ogni anno in Europa circa 5mila feti, 200 in Italia, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità.
La legge Usa che ha ridotto i casi del 35%
Come ricorda la Sin, si potrebbe seguire l’esempio degli Usa, dove nel 1998,insieme a programmi di informazione alla popolazione, si è imposta per legge alle industrie alimentari una fortificazione con acido folico di alcuni alimenti molto diffusi nella dieta americana, in particolare quelli a base di cereali. Un recente report dei Centers for Disease Control and Prevention ha rilevato che dopo 16 anni, i tassi di difetti al tubo neurale si sono ridotti del 35% con circa 1300 casi all’anno in meno, senza alcun rilievo di effetti indesiderati riferibili a questa strategia profilattica e un risparmio stimato intorno ai 508 milioni di dollari.