Una ricerca dimostra i danni dei solfiti all’intestino anche a dosi considerate sicure nei cibi

I solfiti sono additivi alimentari molto utilizzati dall’industria alimentare. Li troviamo indicati con le sigle da E220 a E228 nel vino, nella birra, in alcune bevande gassate, nei sottaceti, nella frutta secca, nel pesce.

Servono per limitare la contaminazione batterica e sono generalmente considerati sicuri per il consumo a concentrazioni fino a 5000 parti per milione (ppm). Al più, spiegano le ricerche pubblicate fino a oggi, potrebbero dare problemi a chi soffre di allergie.

Un nuovo studio, pubblicato dalla rivista scientifica PLOS ONE, dimostra però come bisolfito di sodio e il solfato di sodio siano in grado di danneggiare i batteri benefici presenti nell’intestino umano. Un danno associato a diverse malattie, dato che la presenza di questi batteri utili influenza l’assorbimento di vitamine, i processi metabolici in generale e la risposta immunitaria dell’organismo.

Nello studio sono stati testati gli effetti dell’assunzione di solfiti anche a dosi inferiori a quelle considerate sicure dalle Agenzie internazionali su quattro specie di batteri benefici intestinali: il Lactobacillus casei, plantarum e rhamnosus e lo Streptococcus thermophilus. Ed è stata osservata una sostanziale diminuzione dei batteri dopo l’esposizione a questi conservanti.

 

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