In venti anni la contaminazione umana da glifosato è cresciuta del 500%. I risultati di nuovo studio pubblicato sull’autorevole rivista medica Jama statunitense e condotto analizzando le urine in 100 anziani che vivono a Rancho Bernardo (California) in due periodi differenti, tra il 1993 e il 1996, e ancora tra il 2013 e il 2016, mostrano che l’esposizione umana all’erbicida è aumenta esponenzialmente, oltre le 5 volte: se nel 1996 i “contaminati” erano il 12% nel 2016 sono risultati essere ben il 70%.
Dal cibo all’acqua ai terreni
Le cause? L’onnipresenza dell’erbicida – dal cibo all’acqua fino ai terreni – che condiziona la nostra salute. “Siamo sempre più esposti a questa sostanza chimica”, ha spiegato Paul J. Mills, Ph.D., professore presso la UC San Diego School of Medicine e autore principale dello studio pubblicato su Jama. “La maggior parte delle persone non si rende nemmeno conto che assumiamo quotidianamente il glifosato attraverso quello che mangiamo”.
“Preoccupa l’esposizione prolungata”
Le concentrazioni riscontrate nelle urine erano molto al di sotto del limite di esposizione quotidiano stabilito dall’Epa, l’Autorità di controllo ambientale statunitense, che è di 1,75 mg per chilo di peso corporeo e inferiore anche alla dose massima tollerata giornaliera europea – molto più bassa – che è di 0,3 mg/kg. Una notizia positiva anche se gli autori dello studio sono preoccupati dall’esposizione prolungata nel tempo a questo tipo di erbicida, “probabile cancerogeno” per la Iarc.
Bruxelles vota il 9 novembre
Dopo lo stop ricevuto dagli Stati membri il 25 ottobre, la Commissione tornerà a chiedere ai partner comunitari il 9 novembre prossimo di esprimersi sulla proposta di rinnovare la licenza d’utilizzo del glifosato. Con una novità scaturita nelle ultime ore: la Commissione dovrebbe rinunciare a chiedere i 10 anni ma la “dimezzerebbe” a 5 anni.