Le scarpe per i nostri bambini sono senza dubbio l’elemento del loro abbigliamento più delicato, quello che richiede maggiore attenzione nella scelta. E sul cui acquisto i genitori non badiamo a spese. Ma se poi dovessimo scoprire che contengono sostanze nocive per la riproduzione?
È quello che ha rivelato un test del mensile austriaco Konsument che ha messo alla prova venti modelli di calzature e che trovate sul numero in edicola del
Salvagente. Sotto la lente di ingrandimento degli esperti, e di un laboratorio di analisi chimiche, sono finiti molti prodotti noti anche nel nostro paese: da Primigi a Geox passando per alcune marche in vendita presso la catena Deichmann. Per tutte le scarpe sono stati valutati diversi parametri: la qualità della suola, della tomaia, la misura e le sostanze inquinanti come cromo VI, coloranti azoici vietati, dimetilformammide, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e ftalati.
Tre modelli sospetti
In generale, la qualità delle scarpe che il mercato offre non è scadente. Nessun bocciato anche se tra i tre modelli che hanno ottenuto il giudizio più basso figurano marchi molto not. Non scarpe da bancarella, ma modelli della Geox, di Graceland e D-Signes By Disney penalizzati dalla presenza, per quanto nei limiti di legge. del solvente dimetilformammide e in un caso di cromo esavalente metallo pesante particolarmente pericoloso in quanto riconosciuto cancerogeno.
Le due sostanze inquinanti non sono una scoperta casuale: il cromo è utilizzato per la concia della pelle e si trova come residuo nel processo di lavorazione mentre la dimetilformammide è un solvente altrettanto utilizzato dall’industria calzaturiera. In entrambi i casi si tratta di un pericolo concreto per i piedi dei bambini che dovessero venirci a contatto anche in maniera indiretta dal momento che i calzini – necessari in questo tipo di calzature – fanno da barriera.
E la legislazione europea?
Protegge poco i nostri piccoli, purtroppo. Se è vero che per alcune sostanze vi è il divieto assoluto di utilizzo (è il caso, ad esempio, del nichel), è anche vero che per altri composti ugualmente pericolosi le maglie dei regolamenti comunitari sono molto più lasche. Un esempio per tutti sono gli ftalati: aggiunti alle materie plastiche per migliorarne la flessibilità e la morbidezza, possono facilmente “migrare” e depositarsi sulla pelle, essere inalati o ingeriti. Si sospetta che alcuni di essi agiscano come interferenti endocrini, cioè creino scompensi ormonali e danneggino lo sviluppo dei nascituri. Eppure sono consentiti, seppure con dei limiti, nelle calzature per bambini.
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