Sicuri di aver dichiarato… bene? La consueta scadenza di luglio, entro la quale si chiudono i giochi per la consegna del modello 730, è ormai scoccata, ma per alcuni potrebbe esserci ancora qualche “problemino” da gestire. Capita spesso, infatti, di ricevere segnalazioni da parte di contribuenti che presi dalla frenesia dell’ultimo minuto hanno magari dimenticato uno scontrino qui o una fattura là; errori che non sempre incidono significativamente sul calcolo della dichiarazione, ma che altre volte, invece, potrebbero comportare un cospicuo sconto sull’imposta, se non addirittura un rimborso in busta paga laddove magari era scaturito un debito (sulle modalità e i tempi di rimborso rimandiamo alla scheda pubblicata in queste pagine).
Per ogni errore un rimedio
In tutti i modi non c’è da preoccuparsi, perché per ogni errore c’è un rimedio. Si chiama 730 integrativo, ed è in pratica quel modello la cui consegna (da effettuarsi obbligatoriamente tramite un intermediario scale abilitato, Caf o commercialista) scade il 25 ottobre di ogni anno e serve appunto a “integrare”, cioè a correggere, eventuali errori commessi, per disattenzione o inesperienza, nel 730 originario. Così facendo si andranno a recuperare determinati bene ci omessi. Qualcuno, ad esempio, potrebbe aver dichiarato redditi più alti di quelli che effettivamente ha percepito, o magari potrebbe aver lasciato fuori dal modello oneri detraibili o deducibili sostenuti nell’anno d’imposta. Tutte queste “sviste” sono appunto rettificabili contrassegnando sul frontespizio del 730 integrativo un determinato codice che varierà a seconda della “svista”: lo “01”, qualora la correzione fosse effettuata solo per modificare determinati redditi dichiarati in eccesso, oppure per inserire oneri detraibili/deducibili dimenticati in precedenza; il codice “02”, se invece si dovessero retti care soltanto i riferimenti del sostituto d’imposta; oppure il codice “03”, se le retti che riguardassero contemporaneamente sia i dati del sostituto che i redditi computati in eccesso o le voci detraibili/deducibili.
Fino a 5 anni
Ad ogni modo, anche se si dovesse mancare la scadenza del 25 ottobre, si avranno comunque altri cinque anni a disposizione (quelli successivi alla consegna della dichiarazione errata) per presentare un Modello Redditi Integrativo (ex Unico), ma è ovvio che in tal caso le tempistiche degli eventuali rimborsi andrebbero a dilatarsi non poco. Viceversa, se l’errore nel 730 originario fosse stato commesso a proprio favore, cioè se avesse comportato dei bene ci in realtà non spettanti o generato un’imposta più bassa del dovuto, l’unica strada da percorrere sarà quella del Modello Redditi integrativo, sempre entro il 30 settembre del quinto anno successivo alla consegna della dichiarazione errata (sul Modello Redditi integrativo rimandiamo all’articolo successivo).
Le “sviste” più ricorrenti
Ma quali sono gli errori commessi con maggiore frequenza? Sulla base dei dati recentemente elaborati da Caf Acli, a farla da padrone è la correzione del rigo E1, quello delle spese sanitarie tanto per intenderci, ritoccato nel 63,6% dei casi. Il caso più comune è quello della ricevuta medica o degli scontrini farmaceutici che sbucano dalla tasca del cappotto quando il 730 è già stato trasmesso alle Entrate. Ma in molti altri casi la retti ca della detrazione deriva dalla correzione dei carichi scali spettanti, soprattutto quando ci sono i gli di mezzo. In effetti, quando ci si accorge che conviene attribuire a un genitore piuttosto che all’altro il 100% della detrazione relativa a un glio a carico, conseguentemente anche le eventuali detrazioni sulle spese mediche del figlio andranno riproporzionate. L’intervento, allora, sui familiari a carico emerge quale seconda motivazione più frequente di correzione del 730. Oltre all’ipotesi in cui ci si rende conto, solo tardivamente, che un genitore non ha abbastanza reddito per sfruttare tutta, o anche solo in parte, la detrazione per il figlio a carico, vi sono altri casi in cui può capitare di scoprire che un familiare ritenuto fiscalmente autonomo avrebbe potuto in realtà essere messo a carico, perché detentore di un reddito non superiore alla fatidica soglia dei 2.840,51 euro annui complessivi. Tutto questo, insomma, per dire che l’errore è più probabile di quanto sembri, e che una distrazione o una dimenticanza possono capitare a chiunque. Se allora non foste pronti a mettere la mano sul fuoco per quanto dichiarato sul 730/2017, un ripasso veloce sulla documentazione e sulle fatture potrebbe non essere una cattiva idea.