“A settembre porteremo la riforma dei reati agroalimentari in Consiglio dei ministri”, assicura il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina. A dire il vero il testo, figlio della Commissione presieduta dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli e fatto proprio dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, giace da tempo a Palazzo Chigi in attesa di essere approvata e spedita in Parlamento.
Secondo i maligni a fare melina in Cdm per diverse settimane è stato proprio il titolare delle Politiche agricole che più volte, sembra, abbia ritardato la discussione sul testo. Ieri però intervenendo al Csm a un convegno sulle agromafie Martina ha assicurato: “Alla ripresa della pausa estiva il Consiglio dei ministri si occuperà della riforma dei reati agroalimentari, messa a punto dalla Commissione presieduta dall’ex procuratore Gian Carlo Caselli in modo da mettere il Parlamento nella condizione di valutarla”. Un lavoro “preziosissimo” e perciò “doveroso” incardinarlo nella discussione parlamentare.
Cosa prevede la riforma
L’attuale normativa a tutela dei consumatori e di repressione dei reati agroalimentari è assolutamente insufficiente ad arginare i fenomeni criminali: reati difficili da dimostrare, pene troppo miti e una serie di fatti illeciti che il codice penale non conosce. La riforma, invece, introdurrà una serie di nuovi reati, come il “disastro sanitario” che punisce chi avvelena o contamina l’acqua oppure vende o non ritira dal mercato sostanze alimentari pericolose, quando ciò possa arrecare lesioni gravi, morte o pericolo per la salute pubblica; e il reato di “agropirateria” che prevede l’uso delle intercettazioni telefoniche e punisce la vendita di prodotti alimentari accompagnati da falsi segni distintivi o da marchi di qualità, Dop e Ogp, contraffatti e prevede delle aggravanti in caso di falsi documenti di trasporto o di simulazione del metodo di produzione biologica.