Dopo il comunicato della settimana scorsa con cui l’Agenzia italiana del farmaco annunciava il ritiro dal mercato del paracetamolo dell’Eg, molti lettori ci hanno scritto per segnalarci il rifiuto delle farmacie di rimborsarli o di restituire loro un lotto diverso. Abbiamo chiesto alla stessa Aifa di spiegarci che tipo di obblighi hanno le farmacie nei confronti dei consumatori scoprendo che, purtroppo, non hanno alcun vincolo.
Due pesi, due misure
Scrive l’Agenzia: “Nel caso che ci segnalate, le farmacie nei confronti dei consumatori non hanno nessun obbligo dal momento che il ritiro non è stato disposto a livello dei pazienti, ma a livello delle farmacie, come avviene nei casi in cui non si ravvede un pericolo grave per il paziente, ma si tratta solo di ritiro cautelativo/preventivo”.
Un paradosso se si pensa che l’Aifa dirama un’allerta ai consumatori (il ritiro è online ed è disponibile a chiunque, non solo agli operatori del settore) relativo ad un farmaco – tra l’altro molto utilizzato – ma poi quando si tratta di rimborsare, minimizza i motivi del richiamo.
Nel caso segnalatoci, a generare il ritiro è stata la non conformità  “alle Norme di Buona Fabbricazione (Gmp) del sito produttivo”. Che significa?
Si tratta sicuramente di un’espressione quanto mai generica ma non c’è dubbio che ha a che fare con la qualità del farmaco. Le Gmp, infatti, corrispondono a “quella parte della assicurazione di qualità che ha lo scopo di assicurare che i prodotti vengano fabbricati in modo da risultare consistentemente di qualità adeguata per l’uso che se ne intende fare. Esse, pertanto, hanno per oggetto sia la produzione che il controllo di qualità ”.
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Insomma, è legittimo – secondo noi – che il paziente non si senta più sicuro ad utilizzare il lotto del farmaco richiamato e sarebbe altrettanto legittimo che a farne le spese (nel vero senso della parola) non fosse lui.