Cosa succede a una famiglia se comincia a mangiare solo cibo biologico? I primi risultati si vedono già dopo 10 giorni. A dirlo è Greenpeace Giappone che ha commissionato un singolare esperimento: due famiglie giapponesi, entrambe con due figli che di solito mangiano cibo per lo più convenzionale, si sono sfidate a cambiare la loro dieta per alimenti biologici al 100% per 10 giorni.
Tracce di pesticidi soprattutto nei bambini
Prima e dopo 10 giorni, i campioni di urina di queste due famiglie sono stati raccolti e testati per verificare la presenza di diversi livelli di pesticidi nei loro corpi. Lo studio I campioni di prova sono stati analizzati in laboratorio indipendente in Germania (qui il rapporto completo). Alla fine, i livelli di pesticidi nelle urine hanno mostrato una diminuzione notevole, mentre sono stati in proporzione più elevati i livelli di alcuni pesticidi tra i quattro bambini, rispetto agli adulti. “I bambini – come spiega Greenpeace – possono essere molto sensibili agli effetti delle sostanze chimiche tossiche dato che i loro organi sono ancora in sviluppo. In particolare, lo sviluppo del cervello di un bambino è anche più suscettibile a sostanze neurotossiche, e la dose di pesticidi per il peso corporeo è probabilmente più elevato nei bambini a causa delle loro piccole dimensioni”.
“Passare dal bio all’eco cibo”
Secondo i promotori, lo studio dimostra che mangiare il cibo biologico è un modo efficace per ridurre i pesticidi chimici nel corpo, ma “per promuovere realmente uno stile di vita libero da pesticidi, la soluzione è quella di cambiare dieta in favore dell’eco cibo”. Qual è la differenza tra “eco cibo” e biologico? Risponde Greenpeace Giappone: “L’eco cibo e gli alimenti biologici hanno molte cose in comune. Entrambi sono prodotti senza pesticidi chimici, fertilizzanti sintetici, OGM o antibiotici. Ma il cibo eco fa un passo avanti in quanto è anche un alimento che è cresciuto a livello locale, stagionale, nutriente e promuove la biodiversità. E ‘prodotto in modo indipendente dagli agricoltori innovativi, che ricevono un compenso equo per i loro raccolti”.