In Calabria nessuna sovvenzione alle aziende che usano glifosato

Facciamo appello a tutte le Regioni italiane di seguire l’esempio della Calabria e prendere una decisione che escluda il glifosato dai disciplinari di produzione che lo contengono a tutela della salute dei consumatori e per una produzione di cibo sano e di qualità”. Così, in una lettera inviata a tutti i presidenti delle Regioni, la Coalizione italiana #StopGlifosato chiede di porre fine ai finanziamenti delle pratiche agronomiche che prevedono l’uso del contestatissimo glifosato, erbicida sospettato di cancerogenicità.

In Calabria nessuna sovvenzione regionale alle aziende che usano glifosato

La Calabria ha deciso di dire un no forte e chiaro al glifosato. Possiamo considerarla come la regione italiana che ha vinto la battaglia contro l’erbicida considerato cancerogeno con uno stratagemma molto semplice: non finanziare più le aziende che lo utilizzano. Per dire stop al glifosato la Giunta calabrese ha deciso che le aziende che utilizzano il glifosato non riceveranno più nessuna sovvenzione dalla Regione, nemmeno un euro.

Cos’è il glifosato

Il glifosato è l’erbicida più utilizzato su scala globale. È presente in oltre 750 formulati, tra cui il Roundup®, marchio registrato dalla multinazionale Monsanto, dedicati alle colture intensive, agli orti e al giardinaggio. Nel 2014 la produzione mondiale di glifosato ha superato le 800.000 tonnellate; il trend purtroppo nei prossimi anni è destinato crescere e si stima che entro il 2020 la richiesta possa raggiungere il milione di tonnellate. Lo sviluppo del mercato è legato al crescente impiego delle colture geneticamente modificate (Ogm) resistenti al glifosato. Sarà l’Europa a decidere, nel 2017, se mettere completamente al bando l’erbicida dall’agricoltura e di conseguenza dagli alimenti che portiamo sulle nostre tavole. Ma nell’attesa della decisione europea, le regioni hanno la possibilità di scegliere subito con i Piani di Sviluppo Rurale almeno d’interrompere immediatamente il finanziamento delle pratiche agronomiche che prevedono l’utilizzo di un prodotto cancerogeno per gli animali e probabile cancerogeno per l’uomo. Proprio come ha fatto la Calabria.