Lavata e tagliata, pronta e comoda da usare…ma a rischio salmonella. Dalla lattuga al radicchio, l’insalata in busta può diventare un micidiale covo di batteri, secondo uno studio pubblicato sulla rivista ‘Applied and Environmental Microbiology’.
Sgradevole per tutti, la salmonella, è una grave infezione intestinale che può essere letale per gli anziani, i neonati e le persone con un sistema immunitario più vulnerabile. Negli ultimi anni, in Europa, ci sono stati diversi focolai di intossicazione alimentari associati a insalata fresca contaminata con la salmonella.
Per verificare il rischio nascosto in diversi tipi di prodotti normalmente in vendita nei supermercati, i ricercatori della University of Leicester hanno studiato il modo in cui il patogeno prolifica e si attacca alle superfici del sacchetto di plastica, osservando quello che definiscono come un ‘fenomenale sviluppo del batterio”.
Covo di batteri
Sotto accusa è il liquido rilasciato dalle foglie quando vengono tagliate, che si è dimostrato essere in grado di accelerare fino a 2400 volte la normale crescita del batterio della salmonella. Ed è sempre questo liquido che favorisce l’adesione del batterio alle foglie stesse al punto che è difficile rimuoverlo anche con un lavaggio intenso. Inoltre ne favorisce anche l’adesione alla busta, indicando che una salmonellosi potrebbe esser contratta anche solo toccando una confezione contaminata.
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Lo studio, spiega l’autrice principale Primrose Freestone, “sottolinea con forza la necessità per i produttori di insalata in busta di mantenere standard elevati di sicurezza alimentare, perché anche un paio di cellule di salmonella in un sacchetto di insalata al momento dell’acquisto potrebbero diventare molte migliaia nel momento in cui il prodotto raggiunge la sua data di scadenza, anche se conservato in luogo refrigerato”.
Meglio insalata non tagliata
Per il consumatore il consiglio ovviamente è quello di consumare il prima possibile il prodotto, una volta acquistato e soprattutto se aperto, oltre ovviamente a conservarlo in frigo. “Evitare prodotti freschi – commenta Kimon Karatzas, assistente professore di microbiologia degli alimenti presso l’Università di Reading – non è una soluzione, ma, se possibile, sarebbe preferibile acquistare prodotti freschi non tagliati o tritati, e lavarli sempre prima di metterli nel piatto, anche se sono già lavati”.
I consigli per la scelta
- Acquistare solo confezioni di insalate conservate nei banconi refrigerati.
- Controllare sempre la scadenza: come per tutti i prodotti freschi, vale la regola generale di scegliere la confezione con la data di scadenza più lontana, tenendo conto che è sempre meglio utilizzarne il contenuto almeno due o tre giorni prima che scada.
- Osservare con attenzione il sacchetto o la vaschetta e scartare quelli che hanno condensa all’interno.
- Verificare lo stato dell’insalata: la presenza di foglie annerite ai bordi o nel punto del taglio significa che il prodotto si sta già alterando e le foglie marcescenti gonfiano l’addome.
- Scartare anche le confezioni con molte foglie attaccate al cellophane e preferire quelle dove i pezzi hanno dimensioni regolari.
- Sull’etichetta, l’elenco del contenuto è indicato in ordine decrescente. Nelle confezioni di insalata mista, questo permette di scegliere in base ai propri gusti. Se nessuna insalata è presente in quantità maggiore a un’altra, ci può essere la dicitura “in proporzione variabile”.
- Non interrompere la catena del freddo: dopo l’acquisto, mettere il sacchetto in frigo il prima possibile. Per sfruttare l’insalata in busta come pranzo in ufficio, è opportuno comprarla la mattina stessa o fare in modo di trasportarla da casa in una borsa termica.
- Una volta aperta la confezione, l’insalata andrebbe consumata in giornata o al massimo nel giro di 24 ore.