Italia, Ohio-West Virginia (Usa), Olanda, Cina: sono queste le 4 aree del mondo nelle quali la produzione di composti chimici pericolosi come i Pfc (composti poli- e per-fluorurati) ha generato un inquinamento diffuso nell’ambiente, inclusa la contaminazione delle falde di acqua potabile. A dirlo è Greenpeace che ha reso noti i risultati di un report “Come i PFC entrano nel nostro corpo” in cui fa il punto della situazione delle 4 aeree e chiede alle aziende dell’abbigliamento outdoor, uno dei settori che impiega queste sostanze, di eliminarle dalla produzione entro il 2020.
Pfc e altro
L’origine dell’inquinamento negli Stati Uniti e in Europa risale all’inizio della produzione di Pfc negli anni Cinquanta e Sessanta. Dei composti prodotti dagli impianti europei e americani facevano parte, fino a pochi anni, il Pfos (Perfluorottano sulfonato) e il Pfoa (Acido Perfluoroottanoico), Pfc oggi noti per la loro elevata persistenza e pericolosità per la salute. Il Pfoa ad esempio, è stato recentemente classificato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Cancro (Iarc) come sostanza probabilmente cancerogena per l’uomo (Gruppo 2B). Grazie al bando globale del Pfos, nell’ambito della Convenzione di Stoccolma, e alle crescenti restrizioni relative all’utilizzo di Pfoa, la produzione di queste due sostanze in Europa e negli Stati Uniti è stata attualmente rimpiazzata da altri Pfc, i quali non sono però meno problematici per l’ambiente. In Cina, invece, è tutt’ora impiegato, il Pfoa per la produzione di Teflon (Ptfe) e si assiste alla stessa tipologia di inquinamento prodotto negli Stati Uniti e in Europa nel secolo scorso.
La situazione in Veneto
In Veneto, come in altre aree del mondo interessate dalla produzione di PFC, queste sostanze si trovano nell’acqua ma anche nel sangue delle persone. Nel maggio 2015 la Regione Veneto, insieme all’Istituto Superiore di Sanità, ha annunciato il lancio di un programma di monitoraggio biologico su oltre 600 persone residenti in 14 comuni al fine di valutarne il grado di esposizione a Pfc tramite l’analisi di campioni di sangue. I risultati preliminari hanno mostrato, in alcune delle popolazioni più esposte, concentrazioni di Pfoa fino a venti volte più alte, rispetto alle popolazioni italiane non esposte alla contaminazione da Pfc.
“La contaminazione da Pfc minaccia seriamente le popolazioni esposte, in Veneto come in Ohio-West Virginia”, spiega Giuseppe Ungherese, campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Stiamo chiedendo alle aziende dell’abbigliamento outdoor, uno dei settori che impiega queste sostanze, di eliminarle dalla produzione entro il 2020. Alcuni marchi lo stanno già facendo perché le alternative sono già disponibili sul mercato. In Italia, l’impegno del Consorzio Italiano Detox, nato a Prato, mostra che è possibile intraprendere fin da subito un percorso trasparente e credibile per l’eliminazione dei Pfc nei nostri vestiti».
“Da un punto di vista medico, le popolazioni esposte ai Pfas, in particolare quelle che vivono nelle vicinanze degli impianti produttivi di Pfc, possono considerarsi a rischi», commenta nel video pubblicato oggi da Greenpeace Italia il dottor Vincenzo Cordiano, ematologo e referente per il Veneto di Isde (Associazione Medici per l’Ambiente – Isde Italia Onlus).
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