Muore Dario Fo, noi vogliamo ricordarlo così

Dario Fo durante la chiusura della campagna elettorale della candidata M5S a sindaco di Roma, Virginia Raggi, in piazza del Popolo, Roma, 03 giugno 2016. ANSA/MASSIMO PERCOSSI

Premio Nobel, protagonista della cultura, giullare in grado di stupire, sconvolgere. Di Dario Fo si potrebbero utilizzare tanti altri aggettivi, senza peraltro riuscire a dare il senso di un personaggio di una grandezza inarrivabile. Si poteva essere d’accordo o no con le sue idee, anche con le sue ultime posizioni politiche, ma nessuno – almeno in buona fede – poteva non riconoscergli le doti intellettuali di un grande artista e delle lezioni che ci lascia.

Il Test-Salvagente vuole ricordarlo con un’intervista che rilasciò al Salvagente nel 2001 pochi giorni prima del G8 di Genova.

 

“La Terra è di tutti”

 

(Intervista di Enrico Cinotti – 26 luglio 2001)

Non conosci il Salvagente? Scarica GRATIS il numero con l'inchiesta sull'olio extravergine cliccando sul pulsante qui in basso e scopri cosa significa avere accesso a un’informazione davvero libera e indipendente

Sì! Voglio scaricare gratis il numero di giugno 2023

“Condivido fortemente le parole del Papa, per cui agli otto grandi della terra direi che è ora di ripensare le ragioni del sistema economico mettendo al centro i valori della persona, dei popoli e non il dio unico del profitto”.

Dario Fo, premio Nobel per la letteratura nel 1997, da sempre impegnato a sostegno dei diritti civili, non nasconde le sue preoccupazioni per un modello di sviluppo che rischia di compromettere il futuro di milioni di cittadini nel mondo.

Che idea si è fatto della globalizzazione e dei meccanismi che la guidano?

Io ascolto sempre tutte le premesse degli uomini politici e degli economisti che cercano di dimostrare che la globalizzazione ha molti aspetti positivi. Quello che io ho visto fino ad adesso, però, è fortemente negativo. Vedo dei popoli sempre più sottomessi, vedo l’arroganza di un sistema capitalistico che strozza e soffoca tutte le iniziative dei Paesi che non hanno molti mezzi e un’economia in grado di poterla contrastare, vedo lo sfruttamento di milioni di bambini, donne e uomini costretti a lavorare, per pochi dollari, prodotti che poi sul mercato rendono ingenti guadagni. Insomma, osservo indignato che in ogni parte del mondo il rispetto e i diritti della persona vengono sistematicamente calpestati.

Come giudica il fatto che le otto nazioni più industrializzate possano decidere per l’intero pianeta?

Questo modo di vivere e di produrre ha determinato una situazione davvero bizzarra: otto grandi Paesi hanno in mano tutto e gli altri, che rappresentano la stragrande maggioranza del globo, sono costretti a subire o addirittura a chiedere finanziamenti per sanare le forti diseguaglianze che il Mercato provoca nelle regioni povere del pianeta.

Cosa la preoccupa di più?

Due cose in particolare: la salute dell’ambiente e quella delle persone. A pensarci bene le due questioni sono fortemente collegate fra di loro. Non è accettabile che un erbivoro, come la mucca, diventi un carnivoro, che la manipolazione genetica, sperimentata sulle piante, sugli animali ma anche sull’uomo, possa pervertire l’equilibrio naturale. Non rispettare l’ambiente in cui si vive significa compromettere il nostro modo di vita. Nutrirsi con gli Ogm significa mangiarsi un pezzo di mondo artificiale che il nostro corpo non conosce e credo non tolleri nemmeno. Se si continua così, come peraltro è già accaduto, l’intero ecosistema ci si rivolgerà contro e le proporzioni di questo rischio sono incalcolabili.

Lei come giudica questo nuovo movimento che, partendo da bisogni concreti, propone una visione alternativa del mondo a quella espressa dai potenti dei G8?

Concordo pienamente con i valori e le proposte che verranno rivendicate a Genova dai manifestanti. È importante dare a tutti la possibilità di poter partecipare al controllo della propria vita. Ma è chiaro anche l’intento di chi gestisce il potere che ha tutto l’interesse a far passare il movimento per una massa di facinorosi e di violenti. Invece, il popolo di Genova esprime proprio quel senso democratico di partecipazione che le nazioni ricche, con i mezzi della persuasione, negano sempre di più. Vorrei però ricordare anche i milioni di individui che, messi completamente ai margini di tutto, come ad esempio i popoli africani, non saranno nelle strade di Genova né sanno che là si discute e si manifesta anche per loro.

Comunque il Genova social forum esprime, in modo trasversale e non ideologico, l’alleanza di forze sociali di ispirazione diversa. Non è un fatto che fa ben sperare?

È vero. Finalmente si è tornati a discutere sulle grandi questioni che interessano tutti, al di là delle appartenenze politiche e religiose. Con rammarico constato che ancora una volta la sinistra, quella che era di governo fino a ieri, ha perso un’occasione per tornare tra la gente, per ascoltare e per rinnovarsi. Questa sinistra si è lasciata sorpassare perfino dalle parole del Papa, il quale ha detto delle cose ben più importanti e significative.

Cosa direbbe il premio Nobel Dario Fo agli otto grandi?

Quello che ha detto il Papa. Bisogna che le società ricche la smettano di pensare solo ai profitti come unico obiettivo da raggiungere e da difendere anche con l’uso delle armi e delle guerre. Bisogna smetterla di decidere tutto in conseguenza degli interessi dei più forti o in base agli indici della Borsa. Non riesco a capire come si possa ancora essere talmente freddi di fronte a intere parti della terra che ogni anno sprofondano sempre più in basso. Occorre invece cominciare a pensare agli uomini, alla loro dignità, alla loro libertà e mettere di nuovo al centro di tutto l’uomo.