Oltre 400 tonnellate in meno di miele di acacia e segno meno anche per tutte le altre varietà. Il 2016 si candida a diventare l’annus horribilis del settore, il peggiore dato sulla produzione da 35 anni a questa parte. Le cause? Due fenomeni che rischiano di trasformarsi in vere e proprie calamità: i cambiamenti climatici e l’abuso di pesticidi in agricoltura. Senza contare che la situazione è estesa all’intera Europa, comprese aree geografiche come i paesi dell’Est, solitamente grandi produttori di miele.
Un tale crollo si rifletterà sui listini, con l’aumento dei prezzi (si stima almeno un +20%) e delle contraffazioni, è il Conapi, il Consorzio nazionale apicoltori, che, alla presenza di Andrea Olivero, viceministroalle Politiche agricole, alimentari e forestali, con delega all’apicoltura, ha denunciato i rischi che produttori e consumatori correranno.
Più alveari, meno miele
Qualche esempio. Il solo miele di acacia bio è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 tonnellate di quest’anno; il miele di acacia convenzionale è precipitato da 266 a 91 tonnellate; il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per la produzione bio e da 174 a 148 tonnellate per quella convenzionale. Tutto questo nonostante il costante aumento degli alveari messi a produzione (22.200 contro i 19.916 del 2015 nel caso del miele di acacia bio, 15.069 contro i 13.055 del 2015 per quello convenzionale; 3.255 contro 2.212 del 2015 per quello di agrumi bio) e di una base sociale di apicoltori che rimane sostanzialmente inalterata.
Triangolazioni tra Cina e paesi europei
Il crollo della produzione rischia di favorire due problemi strettamente connessi: da un lato, l’inevitabile innalzamento dei prezzi (Coldiretti stima in un più 20%); dall’altro, la possibile apertura a nuove sofisticazioni. In relazione a quest’ultima, va posto l’accento sul fenomeno delle triangolazioni tra Cina e paesi europei che rappresenta una delle principali vie d’introduzione di prodotti sofisticati in Italia. Per questo Conapi chiede pertanto la conferma, se non il rafforzamento, dell’efficace azione di controllo delle forze dell’ordine, affinché il danno subito dal comparto non sia ulteriormente aggravato.