Si chiama Sdil (Soft drinks industry levy) la tassa approvata dal governo inglese per disincentivare i cittadini a comprare bevante molto zuccherate e combattere l’obesità infantile, dopo che anche l’American Heart Association ha ulteriormente ridotto la soglia di zucchero consigliabile per i bambini. La decisione ha scatenato polemiche tra favorevoli e contrari così come già successo in altre parti del mondo in cui la sugar tax è già stata introdotta, come il Messico, dove uno studio dice che sta funzionando. L’imposta è rivolta ai produttori e agli importatori di bibite zuccherate, per incoraggiarli a “a rimuovere aggiunta di zuccheri, di promuovere bevande dietetiche, e ridurre le dimensioni delle porzioni per le bevande alto livello di zucchero”. Il governo britannico ha anche sottolineato che: “Non sta aumentando il prezzo dei prodotti e le aziende non devono far pesare l’imposta sui consumatori finali. Se le aziende prendono le giuste misure per rendere le loro bevande più sane, pagheranno meno tasse, o anche niente”.
Ricavato per scuola e educazione
La tassa vale per le bevante con contenuto di zucchero di almeno il 5%. I fondi raccolti così saranno investiti nella fornitura di materiali per bambini in età scolare con “un futuro più luminoso e più sano”, compresi i programmi per incoraggiare l’attività fisica e le diete più equilibrate. La Gran Bretagna aveva già introdotto l’etichetta “a semaforo” in cui la proporzione di incidenza di grassi e zuccheri viene segnalata con colori diversi per essere più leggibile (anche in questo caso, molte le polemiche). Il piano inglese per ridurre l’obesità infantile deriva anche da dati preoccupanti: quasi un bambino su tre di età tra i 2 e i 15 anni nel Regno Unito è obeso o in sovrappeso.