Si apre una zona d’ombra tutt’altro che rassicurante per i viaggiatori che hanno comprato dei pacchetti-vacanza dai tour operator: un interregno tra la fine del vecchio fondo di garanzia e l’attivazione del nuovo che mette a rischio i rimborsi per i consumatori vittime del fallimento delle agenzie a cui si sono rivolte. Era il 2009 quando Todomondo si dimostrò incapace di fare fede ai pagamenti a hotel e vettori inclusi nelle proprie offerte, e lasciò a casa 5mila italiani che avevano prenotato tramite il tour operator.
Dal fondo pubblico ai privati
Ma il fondo pubblico a sostegno dei viaggiatori vittime di casi come questo non aveva la necessaria copertura prevista e anche per questo si è deciso di cambiare il sistema: dal 1 luglio cessa di operare il Fondo nazionale di garanzia gestito dal Ministero per i beni culturali e le attività turistiche (Mibaac), che si è impegnato ad assicurare comunque la copertura dal rischio di fallimento o insolvenza per i contratti conclusi fino al 30 giugno, anche se eseguiti successivamente a tale data.  I possibili problemi invece potrebbero riguardare tutti gli italiani che hanno comprato pacchetti turistici dal 1 luglio in poi. L’Associazione italiana tour operator (Astoi), che gestirà il fondo per i propri associati, ha riferito al Test Salvagente che è in attesa del decreto ministeriale che stabilisca i termini e i dettagli operativi del fondo.
Dal 1° luglio una zona d’ombra
Non è chiaro né quando arriverà questo decreto, né tantomeno cosa succederà ai malcapitati viaggiatori che dovessero avere problemi con pacchetti acquistati da tour operator insolventi comprati a partire dal 1 luglio. Tra i rischi non è da escludere la possibilità che questo buco tra l’istituzione del fondo e la sua attivazione metta a repentaglio il diritto a ricevere la necessaria assistenza e il dovuto rimborso. Renza Barani di Federconsumatori, conferma che in questo lasso di tempo in cui i termini della garanzia non sono fissati, i viaggiatori rischiano: “Anche perché il fondo non è più ministeriale. Ogni azienda dovrebbe coprirsi attraverso un fondo, appunto, che può essere fatto con fideiussioni piuttosto che coperture assicurative”. Dunque il viaggiatore che, facciamo un esempio, compra un pacchetto last minute il 1 luglio per partire il 5 o 6 luglio, e si trova a non poter andare in vacanza per inadempienze del tour operator va incontro al serio rischio di non sapere bene che tipo di garanzie questo operatore ha messo in piedi per lui, o addirittura che gli venga risposto “Non abbiamo ancora definito questo punto, perché siamo in attesa del decreto ministeriale”.
La giungla di assicurazioni
Anche con il vecchio fondo pubblico, le quote arrivavano dalle imprese di settore, ma da quando non c’è più, spiega Barani, “Imprese piccole o non aderenti a associazioni avranno più difficoltà ad assicurarsi e magari i consumatori dovranno stare molto più attenti, e verificare quando si sceglie un’agenzia di viaggio o un tour operator. Dipende dalle condizioni riservate, ognuna delle associazioni sta lavorando per capire che tipo di protezione può riservare”. La copertura dovrebbe essere omogenea il più possibile, e questa omogeneità deve impostarla il decreto del Mibaac, “però al momento quali saranno queste condizioni finali, noi consumatori non lo sappiamo” chiosa Barani, che nota come i tour operator “Sono molto in ritardo”. Il rischio “giungla di condizioni” per le assicurazioni contro l’inadempienza sui pacchetti viaggi è confermato anche dalla decisione di Astoi (Associazione italiana tour operator, aderente a Confindustria),  di optare per un fondo alimentato da contributi basati sulle prenotazioni di viaggio ricevute da ciascun tour operator, dopo “molti mesi di studio e di lavoro alla creazione di una soluzione” in grado di permettere “un accantonamento progressivo e costante di somme, a differenza dei premi versati alle compagnie di assicurazione che sono, per loro natura, a fondo perduto ed anche delle garanzie bancarie, che sono revocabili a discrezione dell’istituito che le presta”.
Chi pagherà i rimborsi del 2009?
Una situazione incerta che, secondo Renza Barani, “è in continuità con quanto è in ritardo il vecchio fondo che deve ancora riconoscere ai consumatori colpiti da fallimento di operatori del 2009. Avevamo chiesto un incontro a febbraio scorso, non ci hanno ricevuto. Cosa dobbiamo aspettarci dal vecchio fondo. Riusciranno ad essere pagati i viaggiatori rimasti a casa?“. Il nuovo sistema di garanzie rischia così di essere la classica toppa peggiore del buco, come spiega Roberto Barbieri del Movimento consumatori: “Noi abbiamo sempre espresso la preferenza per il mantenimento di un fondo pubblico universale, che andava fatto funzionare, e non smantellato. Avevamo proposto di aumentare di due centesimi ogni biglietto aereo staccato, avrebbe portato nel fondo 3 milioni di euro l’anno, sufficienti per coprire i pacchetti viaggi saltati a causa di fallimento e di estendere la protezione anche altri casi. Ma così non è stato. Speriamo almeno che questo nuovo sistema funzioni”.
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