Francia e Germania lo hanno già ritirato dal mercato, mentre una Corte della Louisiana ha condannato le case farmaceutiche che lo commercializzano, Takeda e Eli Lilly, al pagamento di una multa da 9 miliardi di dollari. Stiamo parlando dell’Actos, un farmaco in compresse usato per la cura del diabete mellito di tipo 2, quello più comune, e contiene un principio attivo, il pioglitazone, associato a un aumento del rischio di contrarre il cancro alla vescica.
In Italia, dopo un acceso dibattito oggetto anche di interrogazioni parlamentari, la Procura di Torino ha aperto un fascicolo di indagine per commercio o somministrazione di medicinali guasti. L’inchiesta ha origine da una denuncia dell’associazione Promesa (Protezione professioni mediche e sanitarie).
Nell’ottobre 2011 il Comitato per i medicinali per uso umano dell’Agenzia Europea dei medicinali (CHMP) ha rivisto il parere sui medicinali antidiabetici contenenti pioglitazone e sul rischio di cancro della vescica. Il Comitato ha confermato il parere espresso in precedenza (luglio dello stesso anno): il pioglitazone rimane una valida alternativa terapeutica per alcuni pazienti con diabete di tipo 2, quando altri trattamenti (metformina) non sono stati adeguati o non sono riusciti ad agire adeguatamente. Nello stesso anno l’Aifa ha diffuso nuovi dati epidemiologici che mostravano un aumento del rischio di cancro alla vescica tanto che, alla fine, la correlazione è stata inserita nella scheda tecnica del farmaco.
Nell’esposto firmato dall’avvocato Riccardo Salomone si chiede conto anche dei risultati di una sperimentazione denominata “Tosca”, condotta dalla Società diabetologica italiana (Sid) finanziata dall’Aifa, e avviata nel 2008. L’esito sarebbe dovuto arrivare nel 2013 ma ad oggi non è ancora dato sapere quanti pazienti hanno avuto le complicanze già rivelate da altri studi e se, soprattutto, fossero stati adeguatamente informati sui rischi. L’auspicio è che con l’apertura dell’indagine si faccia chiarezza su questi e altri aspetti.