“Sappiamo farci male da soli, sembra uno sport nazionale, purtroppo è così”. Fabrizio Filippi è il presidente del consorzio per la tutela dell’extravergine Toscano, 11mila soci, oltre 30mila quintali l’anno di prodotto certificato, un volume di affari milionario legato al marchio Igp esportato in tutto il mondo finito ora però finito sotto accusa nell’inchiesta condotta dalla Procura di Grosseto. L’accusa? Aver usato olio pugliese e greco per poi etichettarlo come – falso – Igp Toscano. E questa volta l’olio tunisino non c’entra nulla, la frode sarebbe tutta made in Italy. “Avevamo sentore che qualcuno potesse barare – spiega al Testmagazine Filippi – e abbaimo da subito rafforzato la collaborazione con le forze dell’ordine. Chi ha frodato pagherà“.
I marchi coinvolti
Sono 47 sono i nomi contenuti nel decreto di perquisizione emesso dai sostituti procuratori Laura D’Amelio e Marco Nassi, molti dei quali soci blasonati del consorzio: tra tutti spicca la Olma, oltre mille soci e vendite in tutto il mondo, che produce diversi prodotti certificati tra i quali l’Igp toscano a marchio “Contessa Tosca del Madonnino” e la Certified Origins Italia, che imbottiglia olio certificato “Toscano”. Nella lista dei pm anche la Della Gatta Srl che produce “Frantoio del Colle”, la “Tenuta di Montemassi” che produce l’omonimo Igp toscano, come anche la Collina del Fiora Srl (Collina del Fiora) e la Fratelli Feri Snc anch’essa tra i soci del consorzio dell’olio Igp Toscano.
Frodi made in Italy
Mentre in queste ore si protesta a Bruxelles contro l’ingresso – senza dazi – di altre 70mila tonnellate di olio tunisino nella Ue, l’inchiesta di Grosseto, condotta dal Corpo forestale dello Stato e coordinata dalla procura del capoluogo, ci racconta come l’Italia dell’olio “si sa fare male già da sola“. E non è un caso purtroppo. Negli ultimi mesi i precedenti non sono mancati. A ottobre è partita l’inchiesta di Guariniello scaturita dalle analisi del Test-Salvagente contro 7 big dello scaffale italiano etichettati come extravergini ma declassate dal panel test dell’Agenzia delle Dogane a semplici vergini. Poi a dicembre il maxi sequestro poi ordinato a dicembre dalla Procura di Bari di 7mila tonnellate di falso “100% Italiano” ottenuto miscelando oli extracomunitari. Ora l’inchiesta sul falso Igp Toscano orchestrata – parrebbe – da una parte dei soci del consorzio di tutela.
“Il nostro sistema di tracciabilità ha retto”
Ma cosa è successo a Grosseto e dintorni? Lo abbiamo chiesto al presidente del consorzio dell’Igp Toscano, Fabrizio Filippi: “Sapevamo che l’annata olearia 2014-2015 sarebbe stata scarsa – come poi si è verificato – perchè funestata dagli agenti atmosferici e patogeni. Per questo temevamo che qualcuno potesse fare il furbo. Per metterci al riparo da possibili frodatori nell’ottobre 2014 abbiamo sottoscritto un protocollo con il Corpo forestale dello Stato per rafforzare i controlli, per stare col fiato sul collo ai possibili furbi”.
Alla fine però questo giro di vite non è bastato, l’olio pugliese è finito etichettato come Igp Toscano. “Ma abbiamo contribuito noi a far scoprire la possibile frode: le forze dell’ordine hanno sempre avuto pieno accesso al nostro sistema di tracciabilità e alla fine l’eccesso sospetto di olio certificato è venuto fuori”. Molti sono i soci importanti del consorzio coinvolti nell’inchiesta, li caccerete? “Aspettiamo l’esito delle indagini ed eventualmente le valutazioni del tribunale – risponde Filippi – certo è che valuteremo caso per caso. Diversi casi hanno acquistato olio tarocco pensando – in virtù delle certificazioni a monte – in buona fede che fosse Igp. Alcuni sono state vittime del sistema. Tuttavia alzeremo l’asticella dei nostri controlli interni e chi ha sbagliato alla fine dovrà pagare”.
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