Il Parlamento europeo ha votato contro l’intenzione della Commissione di consentire che gli alimenti destinati all’infanzia possano contenere un livello elevato di zuccheri rispetto alle linee guida dell’Oms. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di limitare l’assunzione di zuccheri a meno del 10% del consumo totale di energia. Secondo la proposta della Commissione europea, tuttavia, gli zuccheri potrebbero continuare a rappresentare fino il 30% dell’apporto calorico degli alimenti per bambini (zucchero 7,5 g / 100 kcal equivale a 30 kcal da zucchero in energia 100 kcal).
Il Parlamento europeo ha posto un veto sul progetto legislativo della Commissione (393 voti favorevoli, 305 voti contrari e 12 astensioni) chiedendo quindi una riduzione degli zuccheri nel baby food per soddisfare le raccomandazioni dell’Oms. Ora Bruxelles dovrà rivedere la proposta legislativa che riguarda specificamente gli alimenti elaborati a base di cereali e il cibo per lattanti e bambini nella prima infanzia.
Esulta il relatore del provvedimento, Keith Taylor (gruppo Verdi/Ale): “Il voto di oggi (ieri, mercoledì 20 gennaio ndr) rappresenta un passo importante nel contribuire a garantire che le norme Ue in materia di alimenti per bambini siano progettate tenendo nella massima considerazione la loro salute. La proposta della Commissione europea avrebbe consentito che gli alimenti per bambini contenessero livelli molto più elevati di zucchero rispetto a quelli raccomandati dall’Oms”.
Continuare ad avere livelli di zucchero così elevati, ha aggiunto il relatore “avrebbe contribuito all’incremento dell’obesità infantile e potrebbe influenzare le preferenze di alimentari dei bambini. In particolare per i neonati e i bambini piccoli, i livelli di zucchero aggiunto dovrebbero essere ridotti al minimo“.
Con il voto di oggi i deputati hanno anche ribadito che l’etichettatura e la commercializzazione di alimenti trasformati per bambini dovrebbero specificare chiaramente che tali prodotti non sono adeguati ai lattanti al di sotto dei sei mesi di vita e non dovrebbe pregiudicare la raccomandazione di un esclusivo allattamento al seno per i primi sei mesi.
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