Troppi pesticidi per assicurare un “prodotto biologico vero”. “Un’invasione di mangimi geneticamente modificati per riuscire a garantire allevamenti Ogm free”, spiega a il Test Salvagente Valentino Mercati, presidente di Aboca, l’azienda leader del biologico italiano che è stata costretta ad abbandonare i 700 ettari di terreni della Valtiberina, in Toscana, e a delocalizzare in Marocco.
“Contro i furbetti”
Spiega ancora Mercati: “In Italia le leggi ci sono ma è difficile farle rispettare, anzi direi che è difficile fare qualcosa che abbia un respiro non da furbi. Questo modus operandi non lo abbiamo mai condiviso e il nostro obiettivo resta sempre quello di mantenere le promesse ai nostri clienti“. La decisione di delocalizzare, assicura il patron di Aboca, non è stata improvvisa anzi “l’abbiamo meditata da molti mesi e la scelta del Marocco non è nata così per caso: sono 2-3 anni che stiamo studiando l’alternativa di aprire coltivazioni in quel paese dove tra l’altro il divieto di utilizzare Ogm è vero e non come in Italia dove la contaminazione è seria e diffusa”.
Il silenzio della politica
Mercati è intervenuto sabato scorso a un convegno a Città di Castello su tabacco e territori biologici ed è stato molto chiaro: “Siamo circondati da coltivazioni come quella del tabacco ad alto tasso di uso di pesticidi e chimica, incompatibili con le nostre produzioni rigorosamente biologiche. Le regole ci sono, ma in agricoltura spesso non vengono rispettate, Comuni e Asl non intervengono“.
Gli chiedieamo se la scelta del Marocco non sia legata anche al minor costo del lavoro: “Assolutamente no. L’incidenza della manodopera nella nostra azienda è bassa. In Marocco utilizzeremo la nostra tecnologia e la trasformazione del prodotto rimarrà comunque in Valtiberina“. Resta un interrogativo di fondo: è davvero così difficile fare il biologico in Italia? E quali garanzie aggiuntive si possono mettere in campo per tutelare le aziende serie e i consumatori?