Pronti 2 miliardi di euro per salvare le quattro banche italiane sull’orlo del crack. Lo ha detto il presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), Antonio Patuelli, che ha confermato la volontà di riuscire nel salvataggio di Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Marche, Banca Etruria e CariChieti entro la fine dell’anno. Prima cioè che entri in vigore il “bail-in” ovvero il nuovo meccanismo di risoluzione delle crisi bancarie che dal 1° gennaio 2016 coinvolgerà azionisti, obbligazionisti e correntisti (con depositi oltre i 100mila euro) nell’eventuale salvataggio del proprio istituto in crisi.
A intervenire, dunque, sarà il Fondo interbancario di tutela dei depositi cui le banche associate hanno destinato i complessivi 2 miliardi di risorse proprie. Sempre che arrivi l’autorizzazione dell’Unione europea. Questo, infatti, è il punto più delicato al momento, dato che in mancanza dell’ok di Bruxelles il Fondo non può essere attivato.
Si attende dunque la risposta dell’Ue, ma l’Abi ha già chiarito che in caso di veto (il rischio è di una bocciatura del sovvenzionamento perché ritenuto “aiuto di Stato”, vietato dalle norme europee) farà subito ricorso.
Intanto però il tempo stringe. La soluzione è stata trovata, i 2 miliardi ci sono, ma se l’Ue non autorizza i salvataggi tramite il Fondo interbancario, tra poco più di un mese questo potrebbe non bastare più.