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L’oncologo Tirelli: carne e insaccati non sono uguali

Di
Valentina Corvino
-
27 Ottobre 2015
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    Raw Beef Kebabs Mixed With Vegetables On The Hot BBQ Grill Background Close-up

    “L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro non ha fatto altro che mettere nero su bianco un sospetto già noto nell’ambito scientifico”. Umberto Tirelli, primario della Divisione di Oncologia Medica al Centro di Riferimento Oncologico – Istituto Nazionale Tumori di Aviano, commenta così la notizia diffusa ieri relativa alla nuova classificazione della carne lavorata e della carne rossa operata dalla Iarc. In effetti, lo studio Epic aveva già 10 anni fa dimostrato una correlazione tra chi consuma carne rossa fresca o conservata e l’insorgenza del cancro al colon e al retto. “Questo non significa – aggiunge – che la classificazione dell’Agenzia non abbia valore. Anzi, la validità delle sue conclusioni non è messa in dubbio dalla comunità scientifica. Tuttavia, c’è da dire – spiega Tirelli – che la Iarc utilizza due terminologie diverse per la carne lavorata e quella fresca”.

    Infatti, mentre le carni lavorate sono state inserite nel gruppo 1 che contiene i carcinogeni umani certi, le carni fresche sono state classificate nel gruppo 2 A che comprende i carcinogeni probabili per l’uomo ovvero quelle sostanze per le quali lo Iarc ha constatato una limitata evidenza di cancerogenicità nell’uomo e sufficiente evidenza nell’animale da esperimento. Allo stesso tempo, la stessa Agenzia non manca di sottolineare che ha la carne rossa ha valore nutrizionale.

    “Ieri come oggi – aggiunge il Primario – il segreto è nelle quantità: quel che è da evitare è l’abuso di carni rosse e insaccati e preferire una dieta quanto più varia possibile prediligendo pesce, legumi e verdure fresche di stagione”.

    Sulla quantità, il gruppo di lavoro di 22 esperti ha concluso che mangiando ogni giorno una porzione di 50 grammi di carne lavorata, il rischio di ammalarsi di cancro colorettale aumenta del 18%. Per la carne rossa, la quantità è 100 grammi al giorno e la probabilità aumenta del 17%. “In generale noi non siamo grandi consumatori di carne rossa, siamo il paese della dieta mediterranea e dobbiamo continuare ad esserlo” conclude Tirelli.

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