Da stanotte lancette degli orologi indietro di un’ora. Il consueto appuntamento con il ritorno dell’ora solare è fissato per le 3 di domenica 25 ottobre. Le giornate diventano più corte, si dorme di più, qualcuno accusa dei disturbi del sonno, ma la vera domanda è: perché lo Stato si impiccia delle nostre sveglie? Perché per sette mesi ci ha imposto un orario “legale” e ora ci dice di svegliarci un’ora dopo?
La spiegazione sta nella Storia. L’ora legale è stata introdotta in Italia per la prima volta nel lontano 1916 (per dare più luce per costruire armi e munizioni), poi soppressa e infine reintrodotta nel 1966 per risparmiare energia ai tempi della crisi energetica.
I dati recenti in effetti parlano di un risparmio in bolletta elettrica che viaggia intorno agli 80 milioni di euro, per cui gli italiani dovrebbero tenersi ben stretta l’ora legale che ci accompagna dalla primavera all’autunno. Spostare avanti l’orario consente infatti di utilizzare meno la luce artificiale proprio nelle ore del giorno in cui la maggior parte degli italiani sono ancora al lavoro, con un risparmio da fine marzo a fine ottobre di circa 645 milioni di kilowattora.
I critici dell’ora legale fanno notare che in realtà non è molto, appena lo 0,2 per cento del consumo nazionale. E ritengono che ormai l’ora legale sia da abolire, confortati dagli studi più recenti che dimostrerebbero che i vantaggi economici dell’orario artificiale sono piuttosto limitati: il risparmio in bolletta che si ottiene diminuendo l’illuminazione artificiale (che tra l’altro è sempre più efficiente) è infatti vanificato dalla quantità  di apparecchi elettrici ed elettronici “energivori” che oggi non solo sono ampiamente diffusi ma anzi tendono a rimanere accesi più a lungo (basta pensare ai condizionatori d’aria).
E mentre il dibattito continua, noi approfittiamo domenica di un’ora in più di sonno.
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