Otto mais geneticamente modificati, per i quali era stata chiesta l’autorizzazione alla coltivazione in Europa, non potranno mai essere seminati sul territorio italiano. L’Italia ha notificato ufficilamente il divieto a Bruxelles con un atto firmato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina di concerto con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e il ministro della Salute Beatrice Lorenzin attraverso il quale viene formalizzata la richiesta “di esclusione di tutto il territorio della coltivazione di tutti gli ogm autorizzato a livello europeo”. L’Italia aderisce così al fronte anti Ogm composto da altri 14 paesi membri: una maggioranza che comprende i due terzi della popolazione e del territorio coltivabile europeo.
La scorsa primavera la Commissione europea aveva dato il via libera a una decina di prodotti Ogm, soprattutto alimenti e concimi, ma anche alcune tipologie di cotone. Ma le nuove norme europee concedono ai singoli Stati membri una chance per fermarne la coltivazione: chi non vuole che entro i propri confini territoriali siano seminati prodotti geneticamente modificati – pur autorizzati dall’Efsa e, dunque, sicuri per la salute e l’ambiente – può chiederne l’interdizione alla Commissione europea. Ma dovrà farlo adducendo motivazioni diverse da quelle che sono già state prese in considerazione a livello europeo dall’Agenzia: quindi, la richiesta di blocco non può basarsi su ragioni ambientali o sanitarie, per le quali l’Efsa si è già positivamente pronunciata, ma su altre motivazioni, sociali, economiche o paesaggistiche.
Il ministro Martina, ieri in una nota, ha così motivato la presa di posizione del governo italiano: “La nostra scelta guarda alle caratteristiche del modello agricolo italiano, che vince e si rafforza puntando sempre di più sulla qualità. Abbiamo un patrimonio di biodiversità che rappresenta un valore non solo da tutelare ma da promuovere”.
Resta comunque il fatto che il divieto nazionale non potrà comunque impedire la libera circolazione dei prodotti nel mercato europeo. E che le Regioni o associazioni agricole possono opporsi alla richiesta del ministero perché il divieto generalizzato potrebbe incidere sulle scelte di coltura delle imprese agricole che operano in zone territoriali con caratteristiche anche molto diverse tra loro, per cui le motivazioni addotte dallo Stato per imporre il divieto di semina potrebbero non valere per esse. Ma un altro passo netto e deciso l’Italia l’ha compiuto nella scelta no Ogm.
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