Come si comportano gli adolescenti a tavola? E quanto conoscono il cibo che mangiano? Abitudini, stili di vita, informazioni alimentari: questo e altro è finito sotto la lente della ricerca “Adolescenza: alimenti per crescere” effettuata dalla Società Italiana di Pediatria e Laboratorio Adolescenza in collaborazione con Coop. L’indagine è stata presentata al Coop Forum presso l’Expo di Milano nell’ambito dell’evento “Il cibo della mente”.
Un campione di 2.150 studenti di terza media, dunque di età compresa tra i 12 e i 14 anni, ha risposto alle domande dei ricercatori, con qualche sorpresa.
“La nota sicuramente positiva – ci racconta uno degli autori dell’indagine, Maurizio Tucci – è che i giovani hanno dimostrato di possedere conoscenze alimentari e una buona consapevolezza delle tematiche relative al cibo – dalla filiera corta agli Ogm, dall’attenzione all’etichetta allo spreco alimentare – che non ci aspettavamo. Significa che in famiglia se ne parla, che c’è una certa sensibilità verso questi argomenti”.
Ma se gli adolescenti sono preparati sulla “teoria”, in pratica le cattive abitudini stentano a essere abbandonate. I 5 pasti al giorno che i medici raccomandano sono consumati solo dal 32% del campione e l’alimentazione risulta poco varia: frutta, verdura, pesce e legumi non sono al top della classifica dei cibi preferiti, tra cui prevalgono pane e pasta. “Purtroppo – conferma Tucci – da questo punto di vista non ci sono progressi rispetto a quanto rilevato da precedenti ricerche. Il dato, certo non confortante, emerge in particolare dal confronto dei rilievi effettuati tra il 2010 e il 2015, da cui risulta che sono diminuiti i giovani che dichiarano di avere un’alimentazione varia. Lo stile di vita frenetico, soprattutto nelle grandi città, comporta che spesso i ragazzi mangiano da soli a pranzo e certo non si può pretendere che si preparino o mangino cibi che non gradiscono particolarmente”.
Negli stili alimentari, tra l’altro, ormai si sono azzerate le differenze territoriali: da Nord a Sud i ragazzi si comportano più o meno tutti allo stesso modo. Una peculiarità si riscontra però con riferimento ai ragazzi che hanno uno o entrambi i genitori stranieri: “La loro alimentazione è più varia rispetto alle famiglie composte da soli italiani. Il mix alimentare che deriva da culture alimentari diverse è migliore”, conclude Tucci.
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