Associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati fallimentari. Con questa accusa sono stati arrestati i fratelli Arturo e Severino Medeghini, a capo di diverse imprese dell’omonimo Gruppo che fino agli anni 2000 ha rappresentato un’importante realtà italiana nel settore della produzione e della commercializzazione di prodotti lattiero-caseari. Poi le dichiarazioni di fallimento che hanno portato, tra il 2010 e il 2013, alla chiusura delle principali società dello storico Gruppo bresciano. Un crac da 600 milioni di euro che ha azzerato un patrimonio di circa 500 dipendenti, 450 milioni di euro di fatturato e un indotto in grado di dare lavoro ad altre 1.000 persone.
Adesso l’arresto dei due dirigenti, accusati di aver compiuto operazioni fraudolente come l’aver iscritto in bilancio di una società del gruppo una fattura emessa da altra società della famiglia per un importo pari a 55 milioni di euro per un’operazione inesistente, giustificata solo da una generica descrizione di “acconto su forniture future di latte”. Agli investigatori è apparso chiaro l’intento di “aggiustare” i conti per nascondere il dissesto finanziario.
Per capire meglio, nel comunicato stampa con cui la Guardia di Finanza ha dato notizia dell’arresto, è spiegato che “per giungere ad un quantità di latte che giustificasse l’emissione di una fattura simile, sarebbero stati necessari circa 12.000 capi di bestiame da latte e l’azienda avrebbe dovuto disporre di circa un milione di quintali di ‘quote latte’, quando invece la società era proprietaria di appena 178 mila quintali di tali quote. Pertanto, tale fornitura sarebbe stata possibile solo in un arco temporale ultradecennale”.
L’indagine
L’arresto di Arturo e Severino Medeghini è solo l’ultimo atto di un’articolata indagine condotta dalla Procura della Repubblica e dalla Guardia di Finanza di Brescia che ha permesso di scoprire una fittissima rete di operazioni finanziarie volte alla realizzazione di reati come la bancarotta fraudolenta e in cui sono rimaste coinvolte quasi 80 imprese riconducibili al Gruppo Medeghini.
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L’indagine, durata oltre due anni, ha dunque svelato una vera e propria organizzazione criminale che poneva in essere condotte distrattive e dissipative del denaro delle società in relazione alle quali, oltre ai due fratelli, sono al momento indagate a vario titolo altre 18 persone. Tra queste anche tre funzionari di istituti di credito che, nell’imminenza del fallimento, avrebbero trasformato linee di credito prive di garanzie reali in altrettanti finanziamenti garantiti, concessi a società collegate al Gruppo Medeghini. Direttamente dalle casse dei due istituti coinvolti sono stati sequestrati 4,2 milioni di euro.