Ci vorranno anni per sostituire tutti gli airbag difettosi montati su circa 34 milioni di auto vendute nel mondo, tanto più che l’azienda coinvolta, la giapponese Takata, ha ammesso di non avere i pezzi sostitutivi. Oggetto del maxi richiamo sono vari modelli di prestigiosi marchi, tra cui Gm, Chrysler, Bmw, Honda, Ford. Avevamo dato notizia pochi giorni fa dell’ultimo richiamo effettuato da Toyota e Nissan che coinvolge oltre 6 milioni di auto vendute nel mondo (200mila in Italia) a causa dell’airbag Takata malfunzionante. Ma questi richiami sono gli ultimi di una lunga serie cominciata nel 2008, quando la Honda ha richiamato i primi modelli a rischio.
In America la notizia è l’apertura dei principali telegiornali perché 5 morti, centinaia di ferimenti, circa una dozzina di case automobilistiche coinvolte e – ad oggi – quasi 34 milioni di auto richiamate nel mondo, sono numeri da brivido.
È certamente il maggiore scandalo che ha coinvolto fino ad oggi il settore automobilistico.
La causa di tutto sono gli airbag difettosi prodotti dall’azienda giapponese Takata, purtroppo – ci verrebbe da dire – una dei maggiori fornitori al mondo di componenti per l’industria automobilistica. I suoi airbag, infatti, sono montati da decine di case automobilistiche su vari modelli, e questo spiega il numero così alto di veicoli richiamati.
Il rischio, intanto, è serissimo: la condensa dei condizionatori d’aria potrebbe causare un corto circuito nell’elettronica degli airbag e farli innescare improvvisamente con il lancio di schegge e frammenti metallici dal potenziale letale.
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E c’è anche un’ombra pesante sull’azienda giapponese, sospettata di aver riscontrato i problemi del suo dispositivo già nel 2004, dopo le prime segnalazioni di incidenti, e di averli tenuti nascosti all’agenzia governativa statunitense per la sicurezza stradale, la National Highway Traffic Safety Administration (e per questo è sotto indagine federale).
Così lo scandalo nasce – ufficialmente – solo nel 2008, quando la Honda annuncia il primo richiamo negli Stati Uniti di migliaia di suoi modelli (ma Takata annuncia il guasto addirittura solo ad aprile 2013).
Da quel momento ad oggi è stato un susseguirsi di richiami e coinvolgimenti di marche e modelli sempre crescenti, con uno scandalo che si allarga a macchia d’olio fino a giungere alle dimensioni attuali (e chissà che il numero di vetture coinvolte non salga ancora), mentre il costruttore Takata che ancora cerca di capire le cause del difetto.
L’allarme è ovviamente altissimo negli Stati Uniti, come anche in Giappone e Cina, cioè nei Paesi in cui sono più diffusi i modelli di vetture che montano gli airbag Takata. Ma l’allarme riguarda – con numeri meno importanti – anche l’Europa, e dunque l’Italia.