L’associazione Movimento Consumatori prende posizione netta contro le trivellazioni vicino alle coste italiane, oggetto del referendum del prossimo 17 aprile, e aderisce al comitato nazionale “Vota sì per fermare le trivelle”.
Tema del referendum su cui gli italiani sono chiamati a esprimersi è una norma contenuta nella legge di Stabilità 2016 che riguarda l’estrazione di gas e petrolio in mare già in corso entro le 12 miglia marine (le nuove trivellazioni entro questo limite sono già vietato dalla legge).
In pratica, i cittadini dovranno decidere se mantenere o cancellare la parte della legge che permette a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme offshore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento (ovvero di continuare l’attività senza più i limiti di tempo fissati inizialmente dalle concessioni ottenute).
Il referendum coinvolge le 21 concessioni attualmente attive in Italia entro le 12 miglia marine (quelle oltre questo limite non sono toccate dalla consultazione popolare): una vittoria dei “Sì” (alla cancellazione della norma) determinerebbe la chiusura dei 21 impianti tra circa cinque-dieci anni.
ALESSANDRO MOSTACCIO: “SCELTA MIOPE DEL GOVERNO”
Con la sua scelta, MC dimostra di mettere al primo posto la tutela del nostro mare e di tutta l’economia che ruota attorno alle nostre coste: attività turistiche, di pesca, agroalimentari: la scelta del Governo di abolire le scadenze delle concessioni estrattive in Italia è – secondo Alessandro Mostaccio, segretario generale MC – “una scelta miope e sbagliata sia in termini di politica energetica sia per i pericoli cui sottopone il sistema Paese, sproporzionati rispetto all’utilità di questa scelta (tutte le riserve italiane sono stimate sufficienti a soddisfare interamente per sette settimane il fabbisogno nazionale)”.
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Per MC il rischio è infatti troppo alto e la scelta del Governo controproducente: i circa 300 milioni di euro di royalties incassati ogni anno per l’attività estrattiva non possono giustificare il rischio di incidenti e di scempio delle coste italiane che grazie alla loro attrattiva portano incassi ben superiori (nelle località marine si contano infatti 250 milioni di presenze turistiche con un impatto di circa 20 miliardi annui).
“Insomma il gioco non vale la candela”, conclude Mostaccio.