Persone esterne, dipendenti, appaltatori, possono accedere alle conversazioni “registate” da Google Home, l’assistente domestico elettronico. Dopo lo scoop della tv belga Vrt che ha mandato in onda le conversazioni “rapite”, Google ammette ma minimizza: “Si può accedere alle registrazioni fatte dall’Assistente ma con consenso e solo per migliorare le prestazioni e – ha dichiarato un portavoce a Wired – solo lo 0,2% di tutte le registrazioni è accessibile agli esseri umani per la trascrizione” e che i file audio non sono riferibili all’utente.
Dopo il caso di Alexa il device di Amazon accusato da Bloomberg nell’aprile scorso di essere “ascoltao” dai dipendenti, ora è la tv belga a gettare nuove ombre su un altro device il Google Home (e simili). Il canale ha mandato in onda 1.000 clip audio e ha rilevato che 153 erano stati “catturati” accidentalmente dall’assistente vocale: da un litigio amoroso in famiglia a una discussione tra nonni e nipotini e via elencando.
Google afferma che gli appaltatori esterni ascoltano le registrazioni per comprendere meglio i modelli e gli accenti della lingua e ha precisato che le registrazioni possono essere utilizzate dalla società nei termini autorizzati dagli utenti. Questa funzione può essere disattivata, ma ciò significa che l’assistente perde gran parte delle sue funzioni personalizzate.
La Vrt tuttavia ha replicato che registrazioni erano “identificabili” cioè sarebbero potute esser attribuite a un singolo utente e che quanto accade può non essere conforme al Regolamento Ue sulla protezione dei dati, le norme entrate in vigore nel maggio 2018 che limitano l’accesso ai dati sensibili dei consumatori da parte delle società con sede nella Ue o che fanno affari nella Comunità europea.