Biodegradabili e compostabili ma comunque dannose per l’ambiente. Una ricerca dell’Università di Pisa pubblicata sulla rivista scientifica Ecological Indicators ha stabilito che tanto gli shopper in plastica che quelli compostabili rilasciano sostanze chimiche fitotossiche che interferiscono con le radici delle piante. Sugli shopper biodegradabili si addensano nuove nubi e si sollevano altri dubbi dopo i risultati dell’esperimento condotto dali ricercatori dell’Università di Plymouth che hanno svelato come dopo 27 mesi passati sotto terra e in ambiente marino il sacchetto “verde” era ancora intatto.
Ora un team di biologi e chimici dell’Università di Pisa ha valutato l’impatto sulla germinazione delle piante dei sacchetti non-biodegradabili e di quelli biodegradabili e compostabili, realizzate a base di amido. Esaminando gli effetti fitotossici del lisciviato, la soluzione acquosa che si forma in seguito all’esposizione delle buste agli agenti atmosferici e alle precipitazioni, è emerso che entrambe le tipologie rilasciano in acqua sostanze chimiche fitotossiche che interferiscono nella germinazione dei semi.
“Nella maggior parte degli studi condotti finora sull’impatto della plastica sull’ambiente, gli effetti delle macro-plastiche sulle piante superiori sono stati ignorati” ha spiegato a Ansa.it Claudio Lardicci, docente dell’Università di Pisa. “La nostra ricerca – ha aggiunto – ha invece dimostrato che la dispersione delle buste, sia non-biodegradabili che compostabili, nell’ambiente può rappresentare una seria minaccia, dato che anche una semplice pioggia può causare la dispersione di sostanze fitotossiche nel terreno. Da qui l’importanza di informare adeguatamente sulla necessità di smaltire correttamente questi materiali, considerato anche che la produzione di buste compostabili è destinata a crescere in futuro e di conseguenza anche il rischio abbandonarle nell’ambiente”.