È scattata il 1° marzo, l’ecotassa sulle nuove auto più inquinanti che emettono oltre i 160 grammi di Co2 per chilometro. Sono previste 4 fasce di pagamento in base alle emissioni dichiarate dal costruttore su ogni singolo modello:
– 1.100 euro per le auto le cui emissioni partono da 161 fino ai 175 g/km di Co2;
– 1.600 euro per le auto con emissioni da 176 a 200 g/km di Co2:
– 2.000 euro per le automobili con emissioni dai 201 ai 250 grammi di Co2;
– 2.500 euro per le auto che superarano i 250 grammi di Co2 per chilometro.
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L’imposta riguarda soltanto le vetture immatricolate da marzo e scadrà il 31 dicembre 2019, data in cui è previsto anche il termine degli incentivi previsti dall’ecobonus per le auto elettriche e ibride.
I modelli “colpiti”
Rispetto alla versione originaria del provvedimento (l’ecotassa scattava dai 110 grammi per km di CO2, tassando di fatto tutti i modelli a cominciare dalla Panda la più venduta in Italia) sono salve le city car. Tuttavia non bisogna guarda al singolo modello occorre valutare le emissioni dichiarate: ci si può accorgere che uno stesso modello ma con motorizzazione diversa, venga tassato e l’altro no. Come nel caso della Fiat 500: la 500 X diesel 2.0 Multijet 150 CV solo nella versione 4×4 (cambio automatico) emette 164 grammi di Co2 per chilometro e quindi all’acquisto il neo proprietario verserà una tantum di 1.100 euro.
Fiat 500 L che nella versione Cross, 1.360 centimetri cubici di cilindrata, emette 161 grammi di anidride carbonica. E per questo paga 1.100 euro di tassa.
Non va meglio alla Giulietta 1.4 Turbo dell’Alfa Romeo, alla Opel MokkaX Ecotec e alla Ford Kuga EcoB1.5. Penalizzato anche il Jimny della Suzuki 1.5 (24mila euro) e “paga” di 1.100 euro di ecotassa.
Il pagamento è compreso nel prezzo ma deve essere dettagliato nel momento dell’acquisto.