Poche settimane fa era stato il commissario europeo per la Salute Vytenis Andriukaitis a chiedere l’allentamento delle maglie per la legislazione sui “nuovi Ogm”. Poi giorni fa era stato direttamente il governo degli Stati Uniti a premere su Bruxelles che aveva fatto sapere che la legislazione Ue in materia è obsoleta. Ora il pool di scienziati che supporta nelle decisioni la Commissione Ue riuniti nel Sam, The Scientific Advice Mechanism, fa sentire la propria voce a favore di una revisione delle normativa comunitaria sugli Ogm alla luce delle nuove conoscenze. In particolare il pool degli esperti invita a “riflettere sullele attuali conoscenze e prove scientifiche, in particolare sull’editing genetico e sulle tecniche consolidate di modificazione genetica”. E ancora: “È necessario migliorare la legislazione sugli Ogm della Ue per essere chiari, fondati su prove, proporzionati e sufficientemente flessibili per far fronte ai progressi futuri della scienza e della tecnologia in questo settore”.
La sentenza della Corte Ue che preoccupa gli Usa
A dar man forte – se ce ne fosse ancora bisogno – ha rincarato la dose il Segretario all’Agricoltura degli Stati Uniti, Sonny Perdue: “Incoraggiamo l’Unione europea a cercare input dalle comunità scientifiche e agricole, così come i suoi partner commerciali, nel determinare l’appropriata attuazione della sentenza”.
Qual è la sentenza che “preoccupa” gli Usa? La Corte di Giustizia europea ha sentenziato che anche le nuove tecniche di selezione vegetale (NPBT), come l’editing genetico, ricadono e devono rispettare la legislazione comunitaria in fatto di Organismi geneticamente modificati.
Greenpeace: “Prevenire i danni ai consumatori e all’ambiente”
Franziska Achterberg, consulente per la politica alimentare di Greenpeace ha dichiarato ad Euractive: “La Ue dovrebbe prima di tutto prevenire i danni alle persone e all’ambiente, e applicare i suoi regolamenti sugli Ogm a tutti gli organismi geneticamente modificati, indipendentemente dal fatto che derivino da nuove o vecchie tecniche“.