Sono ripresi oggi, a Miami, i colloqui commerciali – ma forse sarebbe meglio dire le trattative segrete, visto lo scarso grado di trasparenza – tra Ue ed Usa sul Ttip, il Trattato transoceanico commerciale che tanto divide le istituzioni europee e i suoi cittadini. Da una parte la commissione capitanata dalla commissaria al Commercio Cecilia Malmström che vuole chiudere l’accordo durante la presidenza Obama (dunque nel 2016).
Dall’altra i cittadini europei che hanno appena depositato 3 milioni di firme e manifestato in mezzo Continente perché il Ttip venga profondamente ripensata e che si svolga alla luce del sole.
Dubbi, per la verità che lungi dal diminuire, continuano ad aumentare. E a rimbalzare sui giornali. È il caso delle accuse pubblicate poche giorni fa alle multinazionali dell’agroalimentare che, secondo quanto pubblicato sui giornali statunitensi, avrebbero minacciato qualunque accordo non parta dall’annullamento dell’embargo ai beni attualmente vietati – tra questi le colture geneticamente modificate e le carni di bovini trattati con promotori della crescita -.
Ed è il caso dei contenuti non proprio rassicuranti che WikiLeaks ha parzialmente svelato sul Tpp, l’accordo firmato tra Usa e paesi del Pacifico.
Ostilità che non sembrano aver portato in piazza solo centinaia di migliaia di persone in questi ultimi giorni ma aver convinto anche alcuni politici europei. Tra questi il laburista inglese John McDonnell, che ha descritto Ttip come un trattato “tossico” che cederebbe troppi poteri a Bruxelles e agli interessi corporativi col risultato di creare una forma di “servitù moderna”.
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