Gli integratori alimentari che contengono derivati dell’idrossiantracene possono danneggiare il Dna ed eventualmente causare il cancro. A questa conclusione è arrivata l’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, rivedendo il profilo di rischio di un gruppo di sostanze che si trovano naturalmente in piante come alcune specie di aloe e di senna.
In particolare, come spiega uno studio del Bfr tedesco, gli “strati esterni delle foglie di Aloe arborescens contengono antranoidi a base vegetale a lungo sospettati di avere un effetto genotossico e cancerogeno”. Sulla base dei dati disponibili, l’Efsa ora stabilisce che “alcuni derivati dell’idrossiantracene sono genotossici, possono cioè danneggiare il Dna. Pertanto non è stato possibile stabilire un limite di sicurezza giornaliero. Inoltre, in studi condotti su animali, alcune di queste sostanze hanno mostrato di provocare cancro all’intestino”.
Apprezzata per la funzionalità intestinale ma…
Una rivalutazione del rischio che ribalta il precedente giudiuzio su queste sostanze. Nel 2013 l’Efsa aveva concluso che i derivati dell’idrossiantracene negli alimenti possono migliorare la funzionalità intestinale, ma ne aveva sconsigliato l’uso a lungo termine e il consumo a dosi elevate, in ragione di potenziali problemi di sicurezza. Successivamente la Commissione europea aveva chiesto all’Autorità per la sicurezza alimentare di valutare la sicurezza d’impiego di questi ingredienti vegetali negli alimenti e fornire un parere sulla dose di assunzione giornaliera priva di effetti nocivi sulla salute. Il verdetto è arrivato in questi giorni.
Ritieni: “Naturale non vuol dire per forza sicuro”
Ma che cos’è l’idrossiantracene? E l’Aloe può essere “consumata” senza problemi? Per rispondere a queste domande abbiamo chiesto il parere del professor Alberto Ritieni, ordinario di Chimica degli Alimenti presso il Dipartimento di Farmacia dell’Università Federico II di Napoli: “Come struttura chimica i derivati dell’idrossiantracene somigliano molto agli Ipa, gli Idrocarburi policiclici aromatici, che sappiamo presentare un profilo di tossicità per la salute umana”. E questo compromette l’immagine “naturale” e inibisce l’impiego dell’Aloe negli integratori alimentari? “Non cadiamo nell’errore di pensare che una sostanza naturale sia per definizione un composto innocuo. Questo principio generale vale anche per piante officinali come l’Aloe visto che contiene una serie di sostanze pericolose e per questo l’Aloe, o i derivati della stessa nei preparati, viene prescritta con un ben preciso limite di presenza di aloina A e B che non devono essere superati e i preparati casalinghi di Aloe non permettono di eliminare queste sostanze che sono il rischio da non dovere correre”. La decisione dell’Efsa naturalmente aumenterà le prescrizioni sull’uso dei derivati dell’Aloe.