Fallimento Fwu, accettare o no le offerte del liquidatore (anche se coprono metà di quanto versato)?

Un lettore del Salvagente ha ricevuto l’offerta del liquidatore: 8mila euro, a fronte dei 14mila versati. Che fare? Meglio accettare o contestare, sperando di ottenere di più? Risponde l’avvocato Antonella Nanna, vicepresidente di Federconsumatori

Migliaia di risparmiatori coinvolti nella vicenda del fallimento della Fwu life insurance Lux S.A. hanno ricevuto, in questi mesi, una proposta di rimborso da parte del liquidatore della società lussemburghese. Purtroppo, come succede spesso in questi casi, sono tanti quelli rimasti scontenti dalla cifra che è stata offerta loro, che non copre tutti i premi pagati negli anni all’assicurazione. Che fare dunque? È meglio accettare la proposta del liquidatore o rifiutarla, cercando di ottenere di più?

Come previsto dalla procedura di liquidazione della Fwu life insurance Lux S.A. a inizio dicembre è stato completato l’invio ai creditori privilegiati dei moduli di insinuazione al passivo precompilati e delle note informative. La scadenza per restituire la proposta sottoscritta è il 31 gennaio 2028, a pena di decadenza.
Nel caso risultano coinvolti circa 250 mila risparmiatori europei, di cui circa 120 mila sono italiani e il resto tedeschi, francesi e spagnoli, per un controvalore delle polizze, ancora in via di accertamento, che si aggira intorno ai 300 milioni di euro.

Offerta poco più della metà della cifra versata, che fare?

Tra i risparmiatori coinvolti nella vicenda c’è un lettore del Salvagente che ci segnala il suo caso: avendo sempre versato tutti i premi previsti dal contratto sottoscritto con la società, nella procedura di insinuazione al passivo, è stato inserito nella lista dei creditori privilegiati. Ma questo si è tradotto in un’offerta, da parte del liquidatore, di una somma di 8000 euro a fronte dei 14.000 versati. Una cifra che, in realtà, era prevista nel contratto sottoscritto con Fwu life insurance Lux S.A. in caso di rescissione in anticipo rispetto alla scadenza naturale. Tuttavia, come sottolinea il nostro lettore, a rescindere dal contratto non è stato lui, bensì la società che è fallita. A questo punto cosa è meglio fare? Accettare la proposta del liquidatore o rifiutare sperando di ottenere tutti i soldi versati, ovvero i famosi 14.000 euro, rischiando però di perdere la chance, non ottenendo nulla?

Lo abbiamo chiesto all’avvocato Antonella Nanna, vicepresidente di Federconsumatori, che ci spiega chiaramente cosa è meglio fare.
“Diversi risparmiatori coinvolti in questa vicenda, a seguito della lettera ricevuta dal liquidatore, hanno pensato che la cifra proposta non fosse giusta perché si aspettavano di aver diritto alla liquidazione totale delle rate versate. Purtroppo così non è perché si ha diritto al valore del riscatto, valutato al momento in cui la società è stata messa in liquidazione. Inoltre a questa cifra vanno sottratte una serie di commissioni e costi previsti dal contratto sottoscritto. Quello che noi consigliamo è, quindi, di accettare l’offerta del liquidatore perché non è detto che ci siano fondi sufficienti per prevedere altri rimborsi (stiamo sempre parlando di una società in liquidazione), ma soprattutto perché l’alternativa è un contenzioso lungo e costoso. Bisognerebbe, prima di tutto, far valutare il proprio contratto da un consulente che calcola anche il rapporto tra costi e benefici. I contratti che abbiamo visionato con i consulenti dell’associazione sono tutti diversi tra loro e, in tanti casi, è più conveniente non fare nulla e accettare la proposta del liquidatore. Anche perché si può fare un tentativo di opposizione stragiudiziale, direttamente con il liquidatore, ma bisogna attestare con una serie di documenti che ci sono stati errori materiali, ad esempio rispetto alle condizioni contrattuali, che possono portare il liquidatore a modificare la proposta”.

“Di sicuro – aggiunge Nanna – sconsigliamo la strada della causa legale perché il foro competente è quello del Lussemburgo, con una giurisdizione diversa dalla nostra, e costi e tempi elevati. Noi abbiamo provato ad interpellare uno studio di diritto internazionale e abbiamo constatato che i costi sarebbero enormi. La maggior parte di quelli che hanno ricevuto la lettera sono propensi ad accettare proprio per la difficoltà di andare a fare una causa di questo tipo per perseguire quello che si ritiene un diritto violato. Oltretutto, quando è scoppiato il caso, la stessa Ivass, che era l’unica ad avere contatti con l’autorità lussemburghese, ci aveva consigliato di invitare i risparmiatori ad accettare la proposta, poiché in sede di contenzioso c’è il rischio di non ricavare nulla”.

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“Ricordiamoci sempre che in passato ci sono stati tanti casi di banche e assicurazioni fallite che non hanno portato a nessun rimborso perché non si è riusciti a coprire tutta l’esposizione debitoria. La normativa prevede che, nei casi di fallimento, il commissario liquidatore faccia una ricognizione delle pratiche e liquidi il valore del riscatto del contratto, valutato al momento in cui questo viene sospeso, al netto di costi e commissioni. Anche se questo viene sospeso per una causa di forza maggiore, che non dipende dal consumatore. La lezione che possiamo imparare da questi casi è quella di leggere bene i contratti prima di sottoscriverli per sapere anche qual è la giurisdizione di riferimento in caso di contenzioso”.
“Per quanto riguarda i
tempi dei rimborso – conclude Nanna – non credo che arriverà qualcosa prima del 2028 perché bisogna completare la ricognizione del passivo che si conclude il 31 gennaio 2028″.