Carne scaduta scongelata, lavorata e ricongelata: l’inchiesta di Report su un macello di Mantova

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Report mostra le immagini di un macello in provincia di Mantova dove partite di carne proveniente da Sud America, Africa e est Europa e Nuova Zelanda venivano scongelate, lavorate e ricongelate

Report mostra le immagini di un macello in provincia di Mantova dove partite di carne proveniente da Sud America, Africa e est Europa e Nuova Zelanda venivano scongelate, lavorate e ricongelate.

Il macello coinvolto

L’inchiesta andata in onda domenica 23 novembre su Rai3, condotta da Giulia Innocenzi, mostra video girati all’interno del macello Bervini di Pietole, da cui si evincerebbe che partite di carne scaduta provenienti da Uruguay Nuova Zelanda, Ungheria, Ucraina, Romania e persino dalle riserve militari egiziane, venivano scongelate, lavorate e ricongelate per essere messe sul mercato.

Il SERVIZIO DI REPORT

“Veniva tolto lo strato superficiale”

Secondo le testimonianze raccolte dalla giornalista tra gli operai la carne “Era nera, puzzava, era brutta. Alla vista e all’olfatto era immangiabile”. Secondo l’inchiesta, dopo la rimozione dello strato superficiale, “quello più macchiato, più nero”, la carne veniva riconfezionata con nuove date di scadenza, con il rischio che con l’operazione di scongelamento e ricongelamento la carica batterica e i patogeni proliferassero.

La difesa del macello

Il macello, che seleziona carni pregiate dall’America Latina e da specie esotiche come antilopezebra e cammello, ha risposto che “le normative consentono di procedere al congelamento delle carni fresche refrigerate, cioè conservate da -1 a 2 gradi, ma prima che venga raggiunta la data di scadenza”. Le immagini mostrano, per esempio, della carne scaduta da due anni proveniente dall’Urugay. Al di là della correttezza o meno della procedura (le carni potrebbero essere state congelate prima del termine massimo di consumazione), un procedimento di scongelamento e ricongelamento di una carne del genere, potrebbe contribuire ad aumentare la proliferazione dei batteri non uccisi con l’abbattimento delle temperature.

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Il nodo dei controlli

Parlando con ilfattoquotidiano.it, Giulia Innocenzi ha sottolineato: “Abbiamo chiesto ai Servizi veterinari come sia possibile la lavorazione di carni scadute, perché non sia stata intercettata” e ricordato come “i controlli a sorpresa non vengono quasi mai eseguiti”, ma di solito si agisce “con controlli programmati, dei quali le aziende vengono preventivamente informate”.