Così le anguille europee a rischio di estinzione vengono contrabbandate in Asia

anguille anguilla

Nonostante un divieto d’esportazione dall’Europa in vigore da 15 anni, le anguille europee finiscono ancora nei piatti di tutto il mondo, soprattutto in Asia. L’inchiesta del Guardian rivela le tratte principali

Nonostante un divieto d’esportazione dall’Europa in vigore da 15 anni, le anguille europee finiscono ancora nei piatti di tutto il mondo, soprattutto in Asia. A rivelarlo un’inchiesta del quotidiano inglese “The Guardian”, secondo cui tra il 2011 e il 2018, oltre metà dei sequestri di anguille europee aveva come destinazione la Cina, che gestisce il 70% delle esportazioni globali di anguilla. Il Giappone, tra i maggiori consumatori, nel 2024 ha importato il 73% delle anguille consumate, secondo l’Agenzia giapponese della pesca.

Una specie in via d’estinzione

Questo è un grave problema: secondo uno studio della Chuo University, delle 286mila tonnellate di anguille consumate nel mondo, il 99% appartiene a tre specie: americana, giapponese ed europea. Tutte sono considerate a rischio di estinzione e l’anguilla europea (Anguilla anguilla) è addirittura classificata come “in pericolo critico” nella Lista Rossa dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn). Il crollo delle popolazioni è dovuto alla perdita di habitat, all’inquinamento e alla crisi climatica, ma anche a un fiorente commercio illegale di anguille europee, un business da circa 2,5 miliardi di euro l’anno, che Europol definisce il più grande crimine faunistico d’Europa.

La tracciabilità inesistente

“Mi è caduto il mondo addosso quando ho capito che una specie in pericolo critico era sugli scaffali di tanti negozi”, racconta al Guardian David Baker, biologo dell’Università di Hong Kong, che nel 2016 ha identificato con test genetici le anguille europee sequestrate all’aeroporto della città. Da allora, test simili vengono usati in tutto il mondo per controllare i carichi. Ma non basta: non esiste un sistema globale di tracciabilità per le anguille.

La task force dell’Europol e le tratte più usate

Nel 2015 Europol ha istituito la task force “Operation Lake”, concentrandosi sui principali punti di bracconaggio: Francia, Spagna, Portogallo e Regno Unito.
“Ogni volta che una rete criminale viene smantellata, un’altra emerge. Oggi le forze di polizia collaborano in 30 paesi” scrive il Guardian. Il nuovo trend è la “rotta africana”: le anguille “vetrose” (stadio giovanile trasparente) vengono trasportate via nave o aereo verso Marocco, Mauritania o Senegal, dove vengono “ripulite” come esportazioni legali dirette in Asia. Questi paesi permettono anche di cambiare l’acqua dei carichi a costi inferiori. Biologi vengono assunti per mantenere il tasso di mortalità sotto l’1%. I profitti maggiori derivano dai carichi refrigerati, dove fino a 500 kg di anguille vetrose vengono occultate tra cozze o carne congelata.

La richiesta di divieto

Alcuni scienziati e Ong, come Oceana, chiedono un divieto totale temporaneo di pesca in tutta Europa, seguendo le raccomandazioni del Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES). “Ogni anno i ministri ignorano il consiglio di ridurre le catture a zero,” denuncia Javier Lopez di Oceana. Ma la biologa Eleonora Ciccotti (Università di Roma) sottolinea al Guardian che “senza pesca, nessuno manterrebbe i canali: è costoso e complicato”. Per questo la Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (GFCM) ha raccomandato di mantenere parzialmente aperta la pesca per preservare gli habitat.

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I dubbi del settore

Nel novembre 2025, durante una conferenza della Convenzione CITES in Uzbekistan, l’Unione Europea (con l’appoggio dell’Honduras) proporrà di estendere la protezione a tutte le specie di anguilla del genere Anguilla, includendo quelle giapponesi e americane. I sostenitori affermano che questo limiterebbe la possibilità per i trafficanti di spacciare l’anguilla europea per americana. Tuttavia, la misura richiederebbe permessi aggiuntivi per ogni esportazione, e dunque ulteriori costi per il settore.