Cibi etnici: l’80% contiene ingredienti non dichiarati. Lo studio

CIBI ETNICI INGREDIENTI

Il FishLab dell’Università di Pisa ha analizzato la composizione di 62 alimenti venduti tra Lazio e Toscana prelevati durante i controlli ufficiali: la stragrande maggioranza contengono anche allergeni non segnalati

Ingredienti non dichiarati e allergeni non segnalati in etichetta: è questo il quadro che emerge analizzando i cibi etcnici venduti in Italia. Il FishLab del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa, guidato dal professor  Andrea Armani, ha pubblicato sulla rivista scientifica “Food Control”, riferimento internazionale per lo studio e l’implementazione della sicurezza alimentare, i risultati di uno screening condotto con la tecnica del metabarcoding su 62 campioni (37 di origine animale e 25 vegetale) raccolti nell’ambito dei controlli ufficiali venduti tra Lazio e Toscana. I risultati sono molto significativi: quasi l’80% contiene ingredienti non dichiarati in etichetta. E addirittura in tutti i prodotti vegetali analizzati è stato rilevato Dna animale. Non solo. È stata individuata anche la presenza di specie allergeniche non dichiarate, come pesci e molluschi, con potenziali rischi per la salute dei consumatori.

La ricerca, durata due anni e finanziata dal ministero della Salute, è stata realizzata in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, è stata coordinata e condotta tecnicamente presso il FishLab pisano.

Si legge nello studio pubblicato: “È stato osservato un tasso di etichettatura errata (valutato solo qualitativamente) del 78,4% tra i cibi preconfezionati di origine animale, con discrepanze dovute a specie non dichiarate (MIS-A), specie dichiarate mancanti (MIS-B) o entrambe, mentre Dna appartenente a specie animali (maiale, pollo o pesce, ndr) è stato trovato in tutti i cibi di origine vegetale (100%)”.

In un campione in cui si dichiarava “solo pollo” sono state trovate tracce di manzo, anatra e persino cervo; un alimento a base di riso riportava la presenza di molluschi come vongole e ostriche che, però, non risultavano dichiarati; in altri casi ingredienti indicati sull’etichetta – ad esempio gamberi o uova – non sono stati rilevati.

Altro elemento di criticità, perchè può causare problemi sanitari, è la presenza di allergeni non dichiarati: “Sono state rilevate specie allergeniche non dichiarate, in particolare pesci in 18 cibi preconfezionati (29,0%) e molluschi (calamari o capesante) in 10 cibi (16,1%)”.

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“I nostri risultati non devono essere letti in chiave repressiva – ha dichiarato all’Adnkronos Alice Giusti, ricercatrice del Dipartimento di Scienze veterinarie dell’Università di Pisa e prima autrice dello studio – ma come uno strumento di tutela per tutti: per i consumatori, che hanno diritto a informazioni corrette e sicure, e per gli operatori che intendono lavorare nella legalità e distinguersi per trasparenza e qualità. Oltre a offrire nuove garanzie per chi segue diete specifiche, come vegetariani, vegani o persone con esigenze religiose, la ricerca rappresenta un passo avanti fondamentale per contrastare frodi e irregolarità nella filiera alimentare, favorendo al tempo stesso la crescita di un settore in forte espansione anche nel nostro paese”.