Le tattiche dell’industria dell’alcol per indebolire le misure di riduzione del consumo

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L’industria dell’alcol utilizza tattiche capaci di ritardare o indebolire misure di protezione della salute per massimizzare vendite e profitti. A dirlo sono una serie di studi pubblicati quest’anno, che giungono tutti alla stessa conclusione

L’industria dell’alcol utilizza tattiche capaci di ritardare o indebolire misure di protezione della salute per massimizzare vendite e profitti. A dirlo sono una serie di studi pubblicati quest’anno su  Future HealthcareThe Lancet Public HealthAddiction, e altre riviste scientifiche, che giungono tutti alla stessa conclusione. Come scrive Us Right to Know che riporta la notizia, i ricercatori sottolineano che i rischi sono pressanti anche nei Paesi ricchi come gli Stati Uniti, dove i decessi legati all’alcol sono quasi raddoppiati negli ultimi 25 anni. Negli Usa i tassi di consumo hanno recentemente toccato minimi storici, ma il governo federale ha ritirato uno studio molto atteso sui danni dell’alcol. Al contrario, un altro rapporto ha concluso che il consumo moderato è più salutare dell’astinenza — tesi a lungo sostenuta dall’industria dell’alcol. Alcuni membri di quel panel sono stati criticati per legami finanziari con i produttori.

Le tattiche dell’industria alcolica

Le aziende di alcol adottano tattiche simili a quelle dell’industria del tabacco: distorcere le evidenze, fare pressioni per bloccare riforme, finanziare campagne di “responsabilità” che normalizzano il bere e spostare la colpa sui consumatori. Ecco alcuni esempi concreti da tutto il mondo, riportati da Us Right to Know. Nelle Filippine, le multinazionali hanno usato programmi di responsabilità sociale per migliorare la propria immagine mentre facevano pressioni contro regole più severe. In Sudafrica, l’industria ha ritardato regolamenti più stringenti presentandoli come un pericolo per l’occupazione. In Portogallo, misure di prevenzione sono state bollate come inutili, e gli esperti di salute pubblica dipinti come “nemici”. In Canada, i ricercatori hanno documentato attività di lobbying delle aziende verso funzionari di alto livello molto più intense di quelle dei gruppi sanitari. “Le somiglianze con Big Tobacco sono evidenti, soprattutto ora che le multinazionali del tabacco spingono nuovi prodotti come sigarette elettroniche e pouches di nicotina con gli stessi metodi” scrive Us Right to Know.

Le raccomandazioni dei ricercatori

Secondo i ricercatori, l’industria dell’alcol deve essere trattata come tabacco e cibi ultraprocessati, con particolare attenzione alla protezione di bambini, giovani e fasce socioeconomiche vulnerabili. Le riforme necessarie dovrebbero includere tasse più alte, restrizioni severe su marketing e disponibilità e l’esclusione dell’industria da qualsiasi ruolo nelle politiche sanitarie. “Il coinvolgimento dell’industria dell’alcol — sia le aziende sia gli enti da loro finanziati — nella definizione delle agende politiche sanitarie o nelle attività di promozione deve essere riconosciuto come non etico e dannoso”, concludono gli studiosi.