
Uno studio francese rileva 32 pesticidi, inclusi 10 vietati da anni in Europa, nell’acqua delle nuvole: viaggiano a lunga distanza, si trasformano in nuovi composti e ricadono con piogge. Con tutti i rischi di una contaminazione così diffusa
Quando alziamo lo sguardo verso il cielo, pensiamo a nuvole cariche di pioggia, a un temporale improvviso o a un tramonto suggestivo. Pochi immaginerebbero che quelle stesse nuvole possano nascondere decine di sostanze tossiche, inclusi pesticidi banditi da anni in Europa. Eppure è ciò che rivela uno studio pubblicato l’8 settembre sulla rivista Environmental Science & Technology, destinato a cambiare la percezione che abbiamo dell’atmosfera.
Lo studio: 32 sostanze chimiche nell’acqua delle nuvole
I ricercatori hanno analizzato campioni di acqua prelevati tra l’estate 2023 e la primavera 2024 presso l’osservatorio del Puy de Dôme, in Francia centrale, un punto strategico per lo studio della troposfera libera. Su 446 sostanze chimiche cercate – pesticidi, biocidi, additivi e prodotti di degradazione – ben 32 sono state effettivamente individuate.
Tra queste: 9 erbicidi, 7 insetticidi, 3 fungicidi, oltre a metaboliti e contaminanti emergenti come l’antrachinone (repellente per uccelli) e il benzotriazolo, usato in plastiche e detergenti. Alcuni campioni hanno superato i limiti fissati dall’Unione europea per l’acqua potabile, evidenziando la pericolosa concentrazione di queste sostanze.
Pesticidi vietati da anni ma ancora in circolazione
Il dato più inquietante riguarda 10 pesticidi vietati nell’UE da oltre un decennio, ma ancora presenti nelle nuvole francesi: atrazina (messa al bando nel 2003), carbendazim (2008), fipronil, permethrin e il fungicida tolylfluanid (2022). La loro presenza è la prova che questi composti non spariscono con il divieto normativo: restano nell’ambiente, viaggiano a lunga distanza e ritornano sotto forma di pioggia o neve.
In alcuni casi, come per il metolachlor – vietato in Francia dopo aver contaminato le falde – le analisi hanno mostrato tracce persistenti, a testimonianza di un ciclo atmosferico che ricicla sostanze tossiche anche dopo decenni.
Le nuvole come “reattori chimici”
La ricerca evidenzia un aspetto poco noto: le nuvole non sono semplici contenitori d’acqua, ma veri e propri reattori chimici. Le goccioline intrappolano sostanze inquinanti, le trasportano e le trasformano. Un esempio: il triphenyl phosphate (TPHP), usato in plastiche e ritardanti di fiamma, si converte in altri composti in appena 90 minuti.
Questa capacità di trasformazione complica ulteriormente il quadro: oltre alle sostanze originarie, nell’atmosfera si creano nuovi inquinanti di cui la regolamentazione non tiene ancora conto.
L’origine dell’inquinamento: trasporto a lunga distanza
Secondo lo studio, la maggior parte della contaminazione non deriva da fattorie vicine, ma dal trasporto atmosferico a lunga distanza. Alcune masse d’aria analizzate provenivano dall’Atlantico, attraversando la Francia agricola durante i periodi di irrorazione intensiva, e raccogliendo lungo il tragitto cocktail di pesticidi.
Le concentrazioni più alte, oltre 1,4 microgrammi per litro, sono state riscontrate proprio in queste condizioni, quasi tre volte il limite UE per l’acqua potabile.
Rischi sanitari e ambientali
Gli effetti dei pesticidi sulla salute sono ben documentati: tumori infantili, disturbi neurologici, problemi riproduttivi e metabolici, fino a malattie croniche come Parkinson e diabete. Lo studio francese conferma che l’esposizione non riguarda più solo chi vive o lavora nei campi, ma potenzialmente chiunque.
I bambini sono i più vulnerabili: il loro organismo in crescita risente maggiormente dell’esposizione cronica a sostanze tossiche che, secondo il progetto europeo SPRINT (2020–2025), si trovano ormai ovunque – nel suolo, nell’acqua, nei cibi e perfino nel corpo umano.
Numeri che fanno paura
Gli scienziati stimano che, in ogni momento, le nuvole sopra la Francia possano contenere da 6 a 139 tonnellate di pesticidi: fino allo 0,2% dell’intero consumo annuo del paese. Una cifra impressionante, che conferma la dimensione sistemica del problema.
E se questo avviene in Francia, non è difficile immaginare scenari simili anche altrove in Europa.
Il nodo politico
Mentre l’Unione europea stabilisce limiti rigorosi sull’acqua potabile e ha bandito molti pesticidi, lo studio dimostra che i divieti nazionali non bastano: le sostanze viaggiano oltre confini e normative.
Negli Stati Uniti, intanto, le regole restano più permissive: non esiste un limite complessivo per la concentrazione di pesticidi nell’acqua, e le pressioni delle lobby hanno frenato le riforme.
In Europa, la nuova evidenza scientifica solleva l’urgenza di rafforzare i controlli sull’atmosfera, un campo finora trascurato.
Un campanello d’allarme
Per gli autori, i risultati rappresentano “un primo passo fondamentale” per capire quanta contaminazione viaggi sopra le nostre teste. Servono ulteriori studi, dicono, ma già oggi i dati impongono un cambio di prospettiva: i pesticidi non sono un problema confinato ai campi coltivati, ma un fenomeno planetario che piove letteralmente dal cielo.
Il rischio è che, continuando così, il ciclo dell’acqua – che dovrebbe garantire vita e rigenerazione – diventi veicolo di contaminazione invisibile.









