
E l’uomo incontrò il cane, scriveva Konrad Lorenz, etologo di fama e amante appassionato degli animali. E di certo, a Vieste, è successo che un’intera comunità ha incontrato il cane, anzi i cani: randagi, maltrattati, a volte anche vecchi, malati e paralizzati: ne ha colto la sensibilità, il potere di alleviare il dolore nell’uomo. E grazie a questa bella energia, anche Argo, quattrozampe di grossa taglia, paralizzato, riceverà in dono nei prossimi giorni da un artigiano – Alessandro Ortolan, detto anche ‘il mago dei carrellini’ – un deambulatore per cani che lo farà di nuovo correre spensierato. Tutto grazie ad un gruppo di persone appartenenti alla sezione provinciale della Lega nazionale per la difesa del cane, composto di persone convinte che i canili non solo non servano e rischiano di diventare – se non sufficientemente controllati – dei lager, ma che, al contrario, la lotta al randagismo portata avanti in modi alternativi può addirittura diventare una risorsa sociale e culturale per il territorio.
Così a Vieste “educano” la popolazione
E’ quello che è accaduto a Vieste, complice la sensibilità delle istituzioni – dal Comune all’Asl – dal 2011 il gruppo ha avviato una serie di progetti in varie direzioni tra cui, fondamentale e poco frequente, quello dell’educazione della popolazione. ‘ConFido in te’ è un progetto che coinvolge tutte le scuole di ogni ordine e grado: “Entriamo nelle classi con i cani che di solito uso io per fare pet-therapy e spieghiamo ai bambini come ci si comporta con i cani, quali possono essere gli errori di comunicazione che è bene conoscere per abbassare il rischio di essere morsi per paura o difesa”, spiega Francesca Toto, anima entusiasta e instancabile del progetto di Vieste. (continua dopo la foto)
Legato a questo, è già operativo un altro progetto, che davvero stupisce per quanti soggetti e quante emozioni sia in grado di mettere in relazione: “Lo abbiamo chiamato Bada (acronimo di bambini, anziani, disagiati, animali) e ciò che stimoliamo è l’interazione tra questi soggetti considerati ‘deboli’ per creare una sorta di circuito virtuoso”, fa sapere Francesca, che aggiunge: “Entriamo nelle case di riposo o in centri in cui si trovano anche malati psichici insieme ai bambini e giochiamo tutti insieme”. Uno dei soggetti coinvolti è la Fondazione Turati. Sono momenti speciali per gli anziani perché rivivono la gioia della loro infanzia e per i bambini che, avendo già fatto i corsi a scuola, ‘insegnano’ agli anziani come interagire con i cani, giocandoci. E poi è si sono svolte anche attività di pet-therapy con donne che hanno subito violenza. I ragazzini delle scuole medie inferiori, inoltre, sono coinvolti nel progetto ‘Piccole guardie zoofile’: “Loro sono in possesso di un opuscolo che abbiamo realizzato in cui elenchiamo le procedure da seguire nel caso in cui si incontri un cane solo, possono intervenire o chiamarci a seconda dei casi; oppure possono riprendere gli adulti che non trattano bene i loro cani o che non raccolgono le loro deiezioni..”.

Poi le adozioni avvengono grazie alla rete. “La più brava di tutti è Barbara (il suo nominativo su fb è Barbara Pallina): è riuscita a mettere su una squadra di volontarie da tastiera che riescono ad ottenere migliaia di visualizzazioni per ogni post di nostri cani”. Ma i volontari, poi, lavorano anche fuori dal virtuale: “Abbiamo una rete di persone che si reca di persona a incontrare le famiglie che fanno richiesta di adozione, ovunque in Italia: fanno colloqui, compilano schede, verificano le condizioni delle case affinché tutto sia sicuro e adatto ad ospitare un cane”. Un esempio: “Se l’abitazione ha un giardino privo di recinzione, finché non viene fatta, il cane non può essere adottato”. Se tutto poi va a buon fine, allora il cane parte: “Anche in questo caso abbiamo delle ‘staffette’ dotate di un camion a norma che preleva il cane e poi incontra la futura famiglia al casello dell’autostrada”. Ma non finisce qui: “Abbiamo costituito un gruppo Facebook chiuso di adottanti con cui restiamo in contatto: si creano anche belle amicizie, ci si scambiano consigli e, per noi, è anche un modo tranquillo e non invadente per controllare che tutto proceda al meglio”, aggiunge la volontaria.
Al via una stagione “animal friedly”











