Una ricerca dell’Università di Zurigo condotta tra 200 coltivatori mette in evidenza come i supermercati pagano di più le mele senza difetti che si ottengono usando i cosiddetti “pesticidi cosmetici”, in grado di evitare ammaccature e di eliminari i frutti più “brutti”. Ma sono considerati interferenti endocrini
Mele lucide, senza ammaccature e difetti visivi sono le più richieste dai supermercati, disposti a pagarle un prezzo più alto ai fornitori. I coltivatori per raggiungere questo risultato sono così “costretti” ad usare i fitoregolatori per migliorare la qualità estetica dei frutti, noti anche come ormoni della crescita o pesticidi cosmetici. Oltre ad imbellettare le mele però queste sostanze – solo due sono autorizzate in Europa: il mepiquat e paclobutrazol – sono riconosciuti come interferenti endocrini, capaci cioè di alterare il nostro funzionamento ormonale.
Questo circolo vizioso viene ora confermato da uno studio dell’Univesità di Zurigo che ha coinvolto attraverso interviste 196 coltivatori di mele. Secondo i risultati ottenuti da Lucca Zachmann, ricercatore presso il Politecnico federale di Zurigo, il 23,5% degli intervistati ha dichiarato di utilizzare i fitoregolatori principalmente per migliorare l’aspetto del frutto, mentre il 59,2% li usa per il diradamento chimico, ovvero per far cadere dall’albero i frutti in eccesso e meno “promettenti”, permettendo a quelli rimanenti di diventare più grandi.
L’impiego di queste sostanze è necessario per favorire la vendita presso la Grande distribuzione: chi vende le proprie mele ad intermediari ha dichiarato che è più propenso a usare i fitoregolatori rispetto a chi fa vendita diretta. “Vendendo le mele tramite intermediari si rischia una perdita economica maggiore se le mele non riescono a raggiungere il livello di qualità più alto”, ha spiegato a Swiss info Zachmann. “Secondo i suoi calcoli – prosegue il portale – le mele di Classe 2, che possono presentare qualche piccola imperfezione o difetto, si vendono agli intermediari a solo il 41% del prezzo delle mele di Classe 1, che devono aderire a dei parametri estetici più stringenti. Quando si vende direttamente al consumatore, invece, il prezzo delle mele di Classe 2 può arrivare al 67% di quello delle mele di Classe 1″.
Per spezzare questo circolo vizioso il consumatore può fare la sua parte: imparare a scegliere andando al di là delle apparenze, re-imparando ad apprezzare qualche piccolo difetto visivo per tutelare la propria salute.