
Un lettore ci invia una foto di un bicchiere che riporta in etichetta la certificazione Ok Compost, quella Tuv e Fsc ma scrive “Contiene plastica”. Come possibile ce lo spiega Eva Alessi del Wwf Italia.
Certificato Ok Compost e Tuv. Col bollino Fsc per la sostenibilità della carta. Ma con la dicitura “Plastica nel prodotto“. Trovare un bicchiere di carta come quello che ci ha segnalato un lettore del Salvagente non può che far nascere più di un dubbio in chi si trova a gettarlo. “Andrà nella plastica o nel compostabile?” si chiede il lettore.

Dunque anche un po’ di plastica può essere compostata senza rischio, per esempio, di andare a incrementare la quota delle tanto già invasive microplastiche?
Difficile a dirsi con sicurezza. Dal punto di vista generale, spiega Eva Alessi: “La priorità è ridurre il non necessario, aumentare la riciclabilità , il materiale riciclato, rendere più chiare le etichette e la comprensione si cosa significhino. Importante ridurre al minimo l’impronta dell’imballaggio, e far sì che non ci sia alcun dubbio sul come debba essere conferito a fine vita, per poter recuperare il materiale in linea con i principi di una economia circolare”.
Da Tuv, invece chiariscono che “Il logo OK compost indica chiaramente che il bicchiere è certificato per essere destinato ad un centro di compostaggio industriale”.
E aggiungono che “Poiché la carta non è intrinsecamente impermeabile, è necessario un rivestimento interno. Per essere certificato OK Compost, questo rivestimento deve biodegradarsi/disintegrarsi come il resto del bicchiere e non creare microplastiche. Quindi non c’è sostanzialmente alcuna contraddizione tra la dichiarazione obbligatoria della presenza di plastica (direttiva SUP) e il fatto che il bicchiere sia totalmente compostabile”.









