Croccantini arricchiti di superfood, grain free o con grani antichi…
Per un cane appena arrivato in famiglia siamo disposti a spendere per trovare il pasto migliore. Noi abbiamo messo a confronto 12 marchi tra i più famosi. E…
Il mercato dedicato al benessere dei nostri animali da compagnia è ampio e offre tutto il necessario per prenderci cura di loro, dall’abbigliamento ai giochi, passando per i prodotti per l’igiene e il petfood. Per gli animali da compagnia – che in Italia, secondo le stime, sono circa 65 milioni – non si bada a spese. Basti pensare che nel 2022 i prodotti per l’alimentazione di cani e gatti hanno rappresentato un giro d’affari di 2,7 miliardi di euro, con una crescita rispetto all’anno precedente pari all’11,4% (XVI Rapporto Assalco-Zoomark).
Dai grani antichi ai superfood
Ed è proprio nel settore petfood che si sono sviluppate col tempo tendenze particolari e fenomeni di consumo molto simili a quelli che riguardano le scelte alimentari dell’essere umano, come testimoniato dall’ultima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy. Nei supermercati e nei negozi specializzati vediamo, quindi, la comparsa di un vasto assortimento di prodotti per cani e gatti “free from”, con i vari “senza coloranti”, “sugar free”, “gluten free”, “grain free” e “low grain”, e poi anche “made in Italy” e “rich-in”.
Il test su 12 famosi marchi di croccanti per cani lo trovate nel numero in edicola del Salvagente o in digitale qui
Secondo l’Osservatorio Immagino quest’ultimo paniere – con 1.804 referenze in totale rilevate – copre oltre metà dell’offerta complessiva a scaffale e, con oltre 502 milioni di euro di sell-out, contribuisce per il 54,9% al giro d’affari complessivo della categoria. Nel paniere troviamo, ad esempio, prodotti ricchi di vitamine, proteine, Omega 3-6, oppure “con carne fresca” o “pesce fresco”, claim di gran richiamo per chi possiede un animale da compagnia.
Il test del Salvagente sui croccantini per cuccioli
Come abbiamo avuto modo di concludere nel numero di settembre, con l’ampio test su 12 marchi famosi di croccantini per cuccioli, però, non sempre il claim presente sulla confezione garantisce l’alta qualità del prodotto. In alcuni casi si tratta per lo più di strategie di marketing, che non assicurano, quindi, un’alimentazione migliore per il nostro animale: sempre meglio affidarsi, dunque, a un veterinario nutrizionista, che possa indicarci la dieta più adeguata in base a età, razza, taglia del cane e ad eventuali patologie.
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Per il test di copertina abbiamo sottoposto i prodotti con crocchette a base di pollo per i cani cuccioli (puppy e junior) ai giudizi della dottoressa Debora Guidi (veterinaria nutrizionista) e del professor Alessandro Gramenzi (nutrizionista e docente di Alimentazione animale presso la facoltà di Medicina veterinaria dell’Università degli studi di Teramo). Entrambi hanno valutato le 12 diete “al buio”, ossia senza conoscere i marchi che le proponevano.
Incrociando le rispettive valutazioni degli ingredienti – suddivisi in etichetta per composizione, additivi e componenti analitici – in alcuni casi gli alimenti si sono rivelati poco adatti ai pet, per via della presenza di ingredienti sgraditi, come l’aglio e l’argilla, o per uno squilibrio tra i vari componenti.
Vale sempre il loro gradimento
Naturalmente “una volta promosso, un alimento si deve provare, perché i veri giudici sono gli animali e loro non sono tutti uguali” ha spiegato la dottoressa Guidi.
I giudizi che trovate nelle tabelle del numero del Salvagente, ovviamente, sono basati sui dosaggi consigliati in confezione. Ma attenzione, mette in guardia Debora Guidi, perché “le quantità e i dosaggi vanno adattati e modulati, a partire dalle tabelle presenti sulle confezioni. È importantissimo che i cani non mettano su troppo peso o troppo velocemente (meglio un po’ più magri che sovrappeso)”.
Non esagerare con la ciotola, insomma, e a maggior ragione con premi e snack, che, sempre secondo la nutrizionista veterinaria “non devono superare il 10% del loro fabbisogno giornaliero, pena un eccessivo apporto calorico o una riduzione del pasto e quindi dei nutrienti necessari per la crescita (questo vale soprattutto per i più mangioni)”.
Il profilo nutrizionale
La valutazione del profilo nutrizionale dei prodotti ha tenuto conto di diversi aspetti, a partire dalla composizione degli ingredienti: proteine animali in prima voce (valutate come più digeribili e più complete di amminoacidi essenziali rispetto a quelle vegetali), presenza di più fonti proteiche, tipo di cereali, tipo di fibra e di grasso utilizzati.
Sono stati valutati, poi, i componenti analitici e, in particolare, il rapporto proteina/grasso, il tenore in fibra e il tenore in ceneri (ossia i sali minerali). In generale, il valore consigliato delle ceneri non dovrebbe superare l’8% e un’alta concentrazione di tale ingrediente potrebbe denotare l’utilizzo di materie prime di qualità medio-bassa, ricche di materiale inorganico.
Completano la valutazione del profilo nutrizionale le percentuali degli additivi obbligatori e le altre “integrazioni funzionali”.
Calcio e fosforo
Il giudizio complessivo ha tenuto conto anche della percentuale di calcio e fosforo e del rapporto tra i due minerali, fondamentale per un corretto accrescimento scheletrico del cane. In alcuni casi la percentuale di calcio non è stata indicata; in altri – ci ha spiegato la Dottoressa Guidi – “la quantità è al limite massimo dei livelli per la sicurezza indicati da Fediaf (Federazione europea dell’industria degli alimenti per animali da compagnia)”. È questo il caso di Acana e di Conad. “Quantità elevate di calcio comportano che il consumo potrebbe causare al cucciolo problemi nell’accrescimento dello scheletro, soprattutto per le taglie grandi”.
Aglio e argilla: ingredienti sgraditi
Ingredienti sconsigliati per il petfood sono l’aglio (contenuto nel Monge natural superpremium), in quanto considerato un alimento tossico per i cani, e l’argilla (nel Natural Trainer), che rende il prodotto non raccomandabile per la dieta quotidiana.
L’etichetta
Anche la tipologia di etichetta nutrizionale ha il suo peso: una formula “aperta”, ossia composta da una lista di ingredienti dettagliata, indicati da quello maggiormente rappresentato a quello presente in quantità inferiore, ci permette di capire meglio quali sono gli elementi presenti nel prodotto. Al contrario, una formula “chiusa”, spesso utilizzata dai pet food venduti nella grande distribuzione, fa capire ben poco sugli ingredienti impiegati. Inoltre, talvolta le percentuali delle fonti di carboidrati (come riso, granturco, avena) vengono elencate separatamente; questo permette di far apparire la carne come primo ingrediente in quantità, contrariamente a quanto accadrebbe sommando le voci che rappresentano i carboidrati.