La Commissione europea qualche settimana fa ha contestato con una comunicazione ufficiale al ministero dello Sviluppo economico il decreto legislativo con cui il nostro paese ha recepito al direttiva Sup, la normativa comunitaria del 2019 che punta alla “riduzione dell’incidenza di determinati prodotti di plastica sull’ambiente”. Come scrive oggi Andrea Turco su Economiacircolare.com che ha avuto modo di visionare il documento, “il “parere circostanziato” firmato dal commissario europeo al Mercato interno Thierry Breton è una bocciatura netta e lunga due pagine e mezzo, che analizza alcuni passaggi del provvedimento italiano soffermandosi sulle singole parole e definizioni”.
Bruxelles ha bocciato il tentativo del provvedimento italiano, in vigore da oggi, di salvaguardare il settore delle bioplastiche: “La direttiva Sup non prevede alcuna eccezione per la plastica biodegradabile. Al contrario, prevede esplicitamente che la definizione di ‘plastica’ contenuta nella direttiva dovrebbe comprendere la plastica a base organica e biodegradabile, a prescindere dal fatto che siano derivati da biomassa o destinati a biodegradarsi nel tempo. Pertanto, tale plastica biodegradabile è considerata come qualsiasi altra plastica“ si legge nel parere che entra anche nel dettaglio della definizione di plastica monouso bocciando l’interpretazione italiana.
E ora che succede? Scrive ancora Turco: “Prima di arrivare a questa bocciatura, il governo italiano, come ricorda la stessa Commissione, aveva provato a difendere le proprie ragioni (e quelle di un intero settore). “Le spiegazioni fornite dalle autorità italiane in risposta alla richiesta di informazioni supplementari della Commissione del 14 ottobre 2021 in merito al regime specifico introdotto per i prodotti di plastica biodegradabili e compostabili non modificano tale valutazione” scrive la Commissione, che poi aggiunge di non ravvisare “alcuna base giuridica per l’Italia per introdurre deroghe speciali”. Sì all’adeguamento, insomma, no alle interpretazioni “all’italiana”.
Ora toccherà al governo e al ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani difendere le ragioni della scelta racchiusa nel decreto legislativo approvato a novembre, con la consapevolezza che le “correzioni” implicitamente evocate dall’Unione europea potrebbero produrre notevoli danni economici per l’industria della carta e per la filiera delle bioplastiche, già in difficoltà a causa dell’aumento dei prezzi dell’energia e dell’assenza di materie prime.