Johnson & Johnson dovrà pagare 70 milioni di dollari ad una donna californiana. I legali sono riusciti a dimostrare che il tumore ovarico sviluppato dalla giovane è stata la conseguenza di un uso prolungato di talco Baby Powder e Shower to Shower. E’ il terzo giudice che condanna Johnson & Johnson. Il primo a riconoscere un risarcimento è stato un giudice del Missouri che ha condannato J&J al pagamento di 72 milioni di dollari in favore della famiglia di una donna morta per un cancro alle ovaie. Poco più basso il secondo risarcimento, 55 milioni dollari. Identica l’accusa: Johnson & Johnson non ha informato i consumatori sui rischi di un uso prolungato del suo talco.
L’azienda: i nostri prodotti sono sicuri
L’azienda rigetta ogni accusa: “Faremo ricorso anche contro questa decisione. La scienza ci dice che non ci sono evidenze di una correlazione tra il tumore ovarico e l’uso del nostro talco” fa sapere la portavoce Carol Goodrich che ha ricordato che a settembre due verdetti nel New Jersey hanno assolto l’azienda.
Entro il prossimo anno potrebbero morire 1.500 donne
C’è da aspettarsi che nei prossimi mesi e anni, Johnson & Johnson finisca nuovamente sotto accusa. Secondo un esperto sentito nel corso del processo californiano, dai tempi del primo studio epidemiologico del 1982, circa 127.500 donne sono morte a causa di cancro ovarico che potrebbe essere attribuito ad un uso di talco in polvere sui genitali, e si stima che 1.500 donne potrebbero morire entro il prossimo anno a causa di uso di talco.
Ma il talco fa male?
Se è vero che nel 2006 l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, la Iarc di Lione, ha inserito la polvere di talco nella categoria 2B, quella degli agenti per i quali esiste la possibilità di cancerogenità per gli esseri umani ma non ci sono prove sufficienti in merito, è anche vero che gli studi di coorte sono giunti a conclusioni differenti. Gli studi di coorte sono quelli nei quali i ricercatori individuano un gruppo di persone che fa uso di una determinata sostanza e lo segue per un certo periodo di tempo, anche per diversi anni, in modo da avere dei dati più precisi da confrontare con quelli di un altro gruppo che invece non la utilizza. Uno dei più completi studi di coorte in questo campo è stato pubblicato nel 2000 sul Journal of the National Cancer Institute: nelle sue conclusioni viene spiegato come “esista poco supporto per una qualsiasi associazione tra l’utilizzo perineale (sulle parti intime) di talco e il rischio complessivo di cancro alle ovaie”. Ad ogni modo, è stato rilevato in questo caso un incremento del rischio definito “modesto” per quanto riguarda i tumori sierosi delle ovaie, i più comuni.