“Da questa mattina alcuni dei nostri attivisti stanno impedendo l’attracco al porto di Rotterdam di una nave che trasporta olio di palma importato dall’azienda malese IOI, il colosso che distrugge le foreste primarie indonesiane e viola i diritti umani, come rivelato proprio oggi nel nostro nuovo rapporto Un costoso trade off“. Greenpeace apre così il comunicato con cui annuncia l’azione in corso in uno dei maggiori porti d’Europa. “La nostra Esperanza è infatti ormeggiata sul retro della raffineria e sta impedendo lo scarico di olio di palma”, scrive l’associazione ambientalista, che continua: “Tra gli attivisti ci sono anche due indonesiani che hanno sofferto in prima persona gli effetti degli incendi appiccati per espandere le piantagioni di palma. Entrambi sono stati addestrati da Greenpeace per individuare, prevenire e spegnere gli incendi”.
Un disastro ambientale e non solo
L’olio di palma, usata in più della metà dei prodotti da supermercato, come biscotti, merendine, ma anche shampoo e dentifrici, viene coltivato massicciamente in Indonesia, dove ha causato deforestazione e drenaggio delle torbiere per anni, creando le condizioni ideali per il dilagare dei vasti incendi boschivi che hanno devastato l’Indonesia negli ultimi due decenni. Come ricorda Greenpeace, gli incendi dello scorso anno sono stati catastrofici e hanno avvolto la regione in una nube di fumo e ceneri per mesi. Secondo uno studio delle università statunitensi di Harvard e Columbia, questa nube soffocante ha anche causato, sempre lo scorso anno, oltre centomila morti premature in tutto il Sud-est asiatico. Ma c’è anche una questione di tipo salutistico, come segnalato dal Test-Salvagente, che vi ha dedicato il servizio di copertina del numero di giugno: in particolare, il 3-mcpd una sostanza cancerogena contenuta nell’olio di palma.
L’ultimatum alla multinazionale
“Essendo sconosciuto al grande pubblico – spiega Greenpeace – IOI crede di poter proseguire a commerciare olio di palma e potersela cavare senza attirare l’attenzione, ma insieme possiamo impedirgli di andare avanti: IOI deve sapere che non c’è mercato per l’olio di palma che mette in pericolo le Foreste del Paradiso!  Stiamo chiedendo al colosso malese, che ha sede anche in Italia, di firmare un impegno ad assicurare una catena di approvvigionamento sostenibile dell’ olio di palma: se IOI si impegnerà pubblicamente a proteggere le foreste e rispettare i diritti dei lavoratori, i nostri attivisti concluderanno l’azione in corso”. Ma in tarda mattinata, Greenpeace annuncia con un tweet: “IOI si è appena rifiutato di firmare l’impegno per proteggere le #foreste. Gli attivisti continuano il blocco #IOICommitNow”