Una lettera che, purtroppo, torna di attualità a distanza di due mesi. È quella che ripubblichiamo che spiega a un lettore preoccupato come controllare la gravità delle crepe dopo il terremoto.
Caro Test-Salvagente,
vivo in provincia di Rieti non molto distante dall’epicentro del terremoto che ha distrutto Amatrice. Le ripetute scosse, anche degli ultimi giorni, hanno creato delle crepe sull’intonaco di alcuni muri interni alla mia abitazione. Come faccio a verificare se le lesioni pregiudicano la sicurezza dell’edificio? E nel caso quali lavori di consolidamento devo fare per rispettare la normativa antisismica?
Vi ringrazio in anticipo e vi auguro un buon lavoro
Lettera firmata
Caro lettore,
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sono in molti in queste settimane a guardare con sospetto e ansia la propria casa. E non solo nelle zone più vicine all’area colpita dal sisma. Chi avesse dei dubbi, ovviamente, dovrà segnalare alle autorità comunali il problema oppure rivolgersi esclusivamente a un professionista. Abbiamo chiesto a dei tecnici abilitati di spiegarci cosa è opportuno fare. Vediamo in cosa consiste una verifica a norma di legge e quali sono i possibili passaggi successivi.
LA VERIFICA
Il progetto. Il primo passo è trovare il progetto della casa e confrontarlo con il costruito, per valutare le eventuali variazioni non comunicate. La documentazione serve a sapere come e con quali materiali è stata realizzato l’edificio. In mancanza di una copia del progetto, si deve cercare l’originale all’ufficio tecnico del Comune.
I “sondaggi” sui materiali. In mancanza del progetto o in caso di dubbi sulla sua affidabilità, è necessario procedere alla verifica dei materiali impiegati. L’operazione può comportare piccole o medie demolizioni. In una costruzione in calcestruzzo il punto focale è il pilastro e il nodo trave-pilastro. Per appurarne le condizioni, quindi, può servire l’esecuzione di carotaggi per prelevare ed esaminare il calcestruzzo e l’armatura. L’invasività dell’intervento si valuta sul posto. Può essere necessario persino smantellare piastrelle e vasca da bagno. Meno distruttivo è il rilievo nelle costruzioni in muratura. Qui si procede con l’esame della geometria dell’edificio: spessore delle pareti, presenza di fuoripiombo (muri che sporgono o arretrano rispetto all’impronta di base) e spessore dei solai. Piccole demolizioni si rendono necessarie per verificare i dettagli costruttivi dei muri ammorsati, con i mattoni che si intersecano a unire due pareti. Si procede poi all’esame del collegamento tra tetto e pareti e all’eventualità che il tetto spinga sulla struttura sottostante.
Il tecnico. Al momento, le figure autorizzate a eseguire una verifica nei termini previsti dalle più recenti normative sono gli ingegneri, gli architetti e i geometri iscritti da almeno 10 anni all’Ordine professionale. La competenza nella specifica e delicata materia è rimessa alla deontologia. Gli ingegneri, per esempio, per citare i “più alti in grado” possono essere anche quelli elettronici. Quindi si deve avere cura di scegliere un professionista con formazione strutturale, esperienza sul campo e meglio ancora se ha seguito corsi di aggiornamento specifici, organizzati dall’Ordine professionale o da associazioni specializzate. Mancano tariffe di riferimento: conviene interpellare più studi.
LAVORI DI ADEGUAMENTO
Tetto. L’adozione di tecniche antisismiche è sempre raccomandata nel rifacimento della copertura, perché non comporta un aumento eccessivo della spesa. L’adeguamento è necessario quando il tetto esercita una pressione “spingente”, che favorisce l’allontanamento delle pareti, e si realizza con varie tecniche. Quella tradizionale è l’inserimento di un cordolo in cemento armato. Tra le più recenti, c’è l’incatenamento o cerchiatura, che consiste nel collegamento di tetto e pareti con barre conficcate nei muri per 50 centimetri e l’uso di fibre leggere (carbonio).
Solaio. Il collegamento tra pareti e solai è spesso il punto debole delle case in muratura. Nel consolidamento dei solai interpiano il cordolo in cemento armato ha lasciato il posto a placcaggi con ferri e iniezioni di resine ogni 50 centimetri. Tradizionale è anche la posa di tiranti in acciaio, di regola presenti nelle costruzioni in zona sismica e che meritano un controllo periodico.
Muratura. Dal 1500 al 1900 si è costruito con la muratura “a sacco”. Lo spessore del muro era inizialmente di 60 centimetri, poi di 45 e via via più sottile fino a eliminare il sacco negli anni 60. Tra i due paramenti (le pareti portanti esterna e interna) c’è un vuoto abitualmente riempito con materiali edili di scarto. Il consolidamento richiede l’armatura a sandwich delle due pareti e il loro collegamento con appositi tiranti. Nei centri storici, dove la parete esterna non può essere intonacata, si provvede con la posa di leganti e iniezioni di malta nel sacco. L’opera può richiedere fino a 500 euro a metro quadro.
Scheletro cemento armato. Il grado di resistenza agli scossoni sismici dipende dalla qualità dell’esecuzione e dei materiali: calcestruzzo, acciaio, staffe, nodo trave-pilastro e loro corretto posizionamento. Il miglioramento della prestazione degli elementi già esistenti si fa mediante “rivestimento” dei pilastri con speciali materiali leggeri (lamine in Frp), camicie in acciaio o cemento armato, oppure aggiunta di nuovi elementi (controventi in acciaio, interventi di dissipazione, per esempio).
Pareti. Paradossalmente, il crollo di quelle divisorie non è considerato un danno grave, se calcolato. Queste pareti non vengono “armate”, ma possono essere rivestite con retine in plastica che impediscano il crollo: un intervento che in caso di rifacimento della parete può essere convenientemente sostituito da materiali isolanti in cartongesso. Per un consolidamento che non comporta aumento di peso o volume c’è la fasciatura in fibra di carbonio o di vetro, che costa attorno ai 200-300 euro a metro quadro. La presenza di crepe, specie sui muri portanti, merita l’esame del tecnico. Un esempio: le lesioni orizzontali spesso indicano un cedimento totale, di cui si deve identificare la direzione. Capita nelle case costruite male sui terreni argillosi che si gonfiano temporaneamente con le piogge.